Estero

Israele: Rivlin affida l’incarico a Netanyahu

Starà al premier uscente provare a formare un nuovo governo

Un manifesto elettorale di Netanyahu (Keystone)
6 aprile 2021
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Un riluttante Reuven Rivlin ha affidato a Benyamin Netanyahu l'incarico di provare a formare il nuovo governo israeliano. "Una decisione non facile dal punto di vista dei valori e della morale", ha detto il presidente che si è però dovuto arrendere alla realtà dei numeri e al dettato della legge, secondo cui "un primo ministro incriminato può continuare a servire nella carica".

Per la quinta volta nel corso della sua presidenza - prossima alla scadenza - Rivlin ha così affidato l'incarico a Netanyahu che nelle indicazioni dei partiti ha raggiunto 52 seggi contro i 45 del leader dell'opposizione Yair Lapid. Quest'ultimo ha bollato la scelta inevitabile di Rivlin, a cui ha comunque dato atto di correttezza, come "una vergogna, una macchia per lo Stato d'Israele". Fatto sta che Netanyahu - il cui processo per corruzione, frode e abuso di potere è andato avanti anche oggi a Gerusalemme - ha una volta in più avvalorato il soprannome di 'HaKosem' (Il mago) con cui lo acclamano i suoi sostenitori.

Premier inossidabile

Un premier inossidabile che, forte del consenso elettorale nel Paese, ha saputo mostrare quanto sia politicamente difficile fare a meno di lui: il suo Likud resta il primo partito. "Il nostro obiettivo - ha detto subito dopo l'incarico - è di far uscire Israele dal circolo vizioso di elezioni a ripetizione. Vogliamo costituire un governo forte, a beneficio di tutti i cittadini. Basta con i boicottaggi personali. Non un governo paralizzato, bensì - ha aggiunto - un governo di azione". Per ottenerlo dovrà raggiungere, nei 28 giorni che il mandato prevede (più 2 settimane di eventuale proroga), almeno quota 61 seggi su 120 alla Knesset. Un traguardo allo stato attuale non facile.

Pessimismo sugli accordi

Lo stesso Rivlin ha ammesso nel suo accorato discorso di assegnazione del mandato di essere pessimista. "I risultati delle consultazioni - ha spiegato - mi inducono a credere che nessun candidato abbia una chance reale di formare un governo che abbia la fiducia della Knesset". Ma Netanyahu è un abile manovratore: il suo obiettivo sono i 7 seggi del leader della destra religiosa Naftali Bennett che per ora, tuttavia, si è astenuto dall'indicare il suo nome. Se li ottenesse arriverebbe a 59. L'altro obiettivo - scartati realisticamente i 4 seggi di Mansour Abbas, il leader arabo-islamista - potrebbe essere, secondo analisti, Gideon Saar, transfuga del Likud che fino a ora con il suo partito 'Nuova Speranza' ha fatto parte della coalizione anti-premier. Saar non ha indicato nessun nome a Rivlin, lasciando così Lapid senza sostegno. Se Netanyahu mettesse le mani sui 6 seggi di Saar arriverebbe a 65: ben oltre la maggioranza necessaria in Parlamento. Quanto questa strada sia percorribile lo diranno i prossimi 28 giorni ma anche l'andamento del processo (tre sedute a settimana) in corso a Gerusalemme.

Le rivelazioni che filtrano ogni giorno - uno dei testi dell'accusa ha denunciato di aver ricevuto minacce - potrebbero ripercuotersi sul gioco politico. Se il premier dovesse fallire, l'incarico potrebbe passare con tutta probabilità a Lapid, ma anche l'opposizione è piuttosto eterogenea (centro, destra, sinistra, partiti arabi) e avrebbe in ogni caso bisogno del sostegno di Bennett. Un quinto voto, come ha previsto Rivlin, potrebbe non essere lontano.

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