Estero

L'Europa mette all'angolo le destre

Il Ppe obbliga Orbán a uscire dal gruppo, la Germania mette nel mirino Afd, mentre la Francia fa sciogliere gli islamofobi di Génération Identitaire

(Keystone)
3 marzo 2021
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Come in certe foto di gruppo: “un po’ più a destra, un po’ più a destra…”, talmente a destra che poi si rischia di rimanere tagliati fuori. Così è successo, nel giro di poche ore, agli ungheresi di Fidesz, ai tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD) e ai francesi di Génération Identitaire.

Il movimento del controverso premier Viktor Orbán si è autoescluso dal Partito Popolare Europeo (Ppe) dopo l’approvazione di nuove regole che l’avrebbero di fatto portato all’espulsione, giocando d’anticipo. In Germania l'ufficio federale per la protezione della Costituzione ha classificato l'Afd come ‘caso sospetto’, dopo un'indagine di due anni e l'esame di centinaia di discorsi pubblici. Ciò significa che d’ora in poi l’intelligence di Berlino avrà il permesso di monitorare le attività degli iscritti al partito, intercettare comunicazioni, infiltrare informatori. Il governo francese ha sciolto Génération identitaire per “incitamento alla discriminazione, all'odio e alla violenza sulla base di razza e religione”, definita ufficialmente “un'organizzazione militare”. Creato nel 2012 e ritenuto politicamente vicino al partito di Marine Le Pen, il gruppo estremista ha potuto contare su circa tremila militanti che secondo le autorità hanno presentato "immigrazione e Islam come minacce da combattere", non fermandosi alle parole, ma passando ai fatti, inscenando proteste sui tetti delle moschee e aggredendo i tifosi turchi agli Europei di calcio del 2016. E con l'aggravante di aver ricevuto donazioni dal sovranista Brenton Tarrant, l'australiano responsabile degli attacchi del 2019 alle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, che provocarono 51 morti.

La differenza tra destra radicale ed estrema destra

Così, con sentenze, regolamenti stringenti nei gruppi parlamentari e mosse preventive l’Europa prova a difendersi dall’ultradestra, che attira consensi un po’ ovunque, in Italia (Casapound, Fratelli d’Italia) come in Polonia, in Danimarca come in Spagna, dove molti iscritti al partito populista Vox si autodefiniscono, senza troppi giri di parole, neofranchisti, con tutto quel che ne consegue. “Bisogna distinguere però tra estrema destra, che è quella che rifiuta in primis l’idea stessa di democrazia, e la destra radicale, che gioca con le stesse regole della democrazia, ma ne rifiuta alcuni aspetti, come lo stato di diritto”. Così prova a spiegare il fenomeno Carlo Muzzi, giornalista esperto di politica estera e autore di un libro su estremismi e antieuropeismo (“Euroscettici”, Mondadori 2019): “AfD è un buon esempio di destra radicale, come il Rassemblement (ex Front) National di Marine Le Pen, mentre Alba Dorata, in Grecia, era di estrema destra. Si erano spinti talmente in là che alla fine sono stati sciolti e una sentenza l’ha descritti come un'organizzazione criminale. Loro però dicevano apertamente di rifiutare l’idea di democrazia. Quelli di Génération Identitaire organizzavano vere e proprio cacce all’uomo con tanto di droni al confine con la Spagna per cercare gli immigrati illegali sostituendosi alla polizia e di fatto allo Stato”. “Quindi, se l’estrema destra non può – ad oggi – arrivare a governare un Paese democratico, ciò può accadere alla destra radicale. E infatti è successo in Ungheria, ma anche in Polonia. Il Ppe che aveva corteggiato partiti come quello di Orbán, anche solo per mero calcolo politico, visto che ogni parlamentare ha un peso, si sono poi ritrovati con un effetto boomerang e il problema in casa”.

Gli anticorpi della democrazia

Oggi l’Europa ha messo in atto uno dei due livelli dell’argine democratico, “il primo è quello macro – spiega Muzzi –. Un buon esempio è il voto compatto della Francia antifascista al secondo turno delle presidenziali nel 2002 e poi nel 2017, quando c’era da scegliere tra Chirac e Macron oppure Le Pen padre e poi figlia. Lì si mobilitano sia i partiti che gli elettori. Il secondo livello, che è quello che è stato messo in atto ieri, opera in modo più chirurgico, perlopiù tramite la giustizia, mettendo freni fino allo scioglimento vero e proprio. Si cercano soluzioni più fantasiose come si fece con Al Capone in America, che non fu accusato di mafia perché non avevano le prove, e per fermarlo fu accusato di evasione fiscale. Quindi quando si vuol far sciogliere un partito palesemente razzista, si passa per problemi legati ai finanziamenti, come accaduto ai fiamminghi belgi di Vlaams Blok, o a irregolarità nella raccolta dei voti, come successo nel Regno Unito con il British National Party o con i danesi di Stram Kurs, formazione islamofoba di ultradestra, che non solo vuole far uscire la Danimarca dall’Ue, ma anche dalla Commissione Onu per i diritti umani”.

Il caso Afd è ancora diverso, tenendo conto che in Germania a settembre ci sono le elezioni federali (in Francia le presidenziali sono l’anno prossimo): colpirli ora vuol dire destabilizzarli sul medio-lungo termine, “anche se AfD sta già pagando alcune posizioni cavalcate nell’ultimo anno schierandosi con No vax e No mask”. Il vero rischio per la democrazia secondo Muzzi non sono tanto le formazioni di ultradestra, "ma l’assuefazione e l’appiattimento delle forze democratiche su idee razziste oltre la soglia dei diritti umani per puro tornaconto politico. Nel 2019 i socialisti danesi vinsero con un programma sulle politiche migratorie molto duro, sovrapponibile a quello delle destre. Vinsero anche grazie a quello, poi lo smussarono un po’, ma non abbastanza. A ben pensarci fa più paura quello di un partito di minoranza che non ha i numeri per governare un Paese”.

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