Estero

Amnesty: ‘Centinaia di civili uccisi dai soldati eritrei’

L’organizzazione per la difesa dei diritti umani denuncia un massacro. Sarebbe avvenuto in novembre. Evocati ‘crimini contro l’umanità’.

Sfollati a causa del conflitto
(Keystone)
26 febbraio 2021
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Roma – I soldati eritrei hanno ucciso "centinaia di civili" a novembre 2020 nel Tigrè, regione a nord dell'Etiopia, in un massacro che potrebbe costituire un crimine contro l'umanità. A denunciare l'eccidio è Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi. 

"Le prove sono schiaccianti e portano a una conclusione spaventosa. Le truppe etiopi ed eritree hanno commesso molteplici crimini di guerra nella loro offensiva per prendere il controllo di Axum", ha detto Deprose Muchena, direttore regionale dell'Ong per l'Africa orientale e meridionale. Inoltre, "le truppe eritree si sono scatenate e hanno ucciso sistematicamente centinaia di civili a sangue freddo, cosa che può costituire un crimine contro l'umanità", ha detto Muchena.

‘Tra le peggiori atrocità’ del conflitto

"Questa atrocità è tra le peggiori documentate finora in questo conflitto. Oltre all'altissimo numero di morti, gli abitanti di Axum sono sprofondati in giorni di trauma collettivo tra violenze, lutti e sepolture di massa".

I combattimenti nel Tigray infuriano da quando il governo etiope ha lanciato un'operazione militare il 4 novembre contro il Tigrè People's Liberation Front (Tplf), il partito al potere nella regione, che Addis Abeba ha accusato di attaccare le basi dell'esercito federale. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha dichiarato la vittoria il 28 novembre dopo la ripresa della capitale regionale Mekele, anche se il Tplf ha giurato di continuare a combattere. I combattimenti proseguono.

Pressioni internazionali

Più di 40 paesi, tra cui la Svizzera, chiedono al governo etiope di garantire un accesso umanitario "senza ostacoli" al nord del paese. Vogliono indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. In una dichiarazione letta venerdì al Consiglio dei diritti umani a Ginevra, questi stati si dicono "sempre più preoccupati" per la protezione dei civili, compresi i rifugiati e gli sfollati eritrei, dopo le violenze degli ultimi mesi nella regione del Tigrè. Condannano "fermamente" le esecuzioni e le violenze sessuali e chiedono che i responsabili siano perseguiti.

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