Estero

La famiglia di Malcolm X: ‘L’Fbi dietro la sua morte’

Presentata una lettera che accusa anche la polizia di New York: ‘Indagine da riaprire’

(Keystone)
21 febbraio 2021
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La polizia di New York e l'Fbi dietro all'assassinio di Malcolm X. A 56 anni dalla scomparsa del leader attivista per i diritti civili, la sua famiglia pubblica una prova che, a suo avviso, potrebbe riaprire le indagini e fare luce una volta per tutte sul caso.

La prova consiste in una lettera scritta da Raymond Wood, un agente sotto copertura del New York Police Department ora deceduto. Nella missiva Wood afferma di aver ricevuto pressioni dai suoi capi per indurre due uomini della sicurezza di Malcolm X a commettere reati nei giorni precedenti alla sua uccisione il 21 febbraio 1965. I due si lasciarono tentare e vennero arrestati e quindi rimossi dalla gestione della sicurezza dell'Audubon Ballroom a Washington Heights, New York, il giorno dell'omicidio. La loro assenza facilitò la realizzazione del complotto del New York Police Department e dell'Fbi per uccidere Malcolm X. "Sotto la direzione dei miei responsabili, mi è stato detto di incoraggiare i leader e i membri del gruppo di diritti civili a commettere reati", si legge nella lettera, la cui pubblicazione è stata autorizzata dal cugino di Wood.

Lo scorso anno l'assassinio è stato oggetto di un documentario di Netflix, 'Who Killed Malcolm X?', che ha riportato alla ribalta i dubbi sulla responsabilità dei tre uomini accusati di aver commesso l'omicidio. I tre appartenevano a Nation of Muslim, gruppo di afroamericani musulmani. I dubbi sugli autori dell'assassinio persistono da anni, e nel 2011 sono state alimentati da un detective di New York coinvolto nel caso che disse: "l'indagine è stata raffazzonata". Il documentario ha spinto comunque il procuratore di Manhattan, Cyrus Vance Jr, a rivedere le condanne nel caso. Una revisione, dice Vance dopo la pubblicazione della lettera, che è "attiva e in corso".

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