Estero

Birmania, panzer per le strade e spari sui manifestanti

Sale ancora la tensione nel Paese asiatico. Le ambasciate di Ue, Stati Uniti e Gran Bretagna lanciano un appello alla giunta militare.

Continuano le proteste dopo il golpe militare
(Keystone)
14 febbraio 2021
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Yangon – Crescono i timori di una sanguinosa repressione in Birmania dopo che per il nono giorno consecutivo migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il colpo di Stato di due settimane fa. Per la prima volta mezzi blindati sono stati visti sfilare nelle strade di Yangon, la città principale del Paese, mentre nel nord le forze di sicurezza hanno sparato sui dimostranti, non è chiaro se con normali pallottole o con proiettili di gomma. Intanto gli Usa e i Paesi europei hanno fatto appello alle autorità militari perché si astengano dalla violenza.

La prima a dare l'allarme è stata l'ambasciata americana, che con un tweet ha invitato tutti i connazionali presenti nel Paese asiatico a "rimanere al sicuro" nelle proprie case durante le ore del coprifuoco, segnalando "movimenti militari" a Yangon e "la possibilità di interruzioni nelle telecomunicazioni" dall'una alle nove del mattino di lunedì (dalle 19.30 di domenica alle 3.30 di lunedì ora svizzera).

Gas lacrimogeni e proiettili

Poco dopo si è sparsa la notizia di gravi incidenti nella città settentrionale di Mytkyina, dove, secondo media locali, le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili non meglio specificati contro dimostranti che si erano radunati davanti alla sede dell'azienda elettrica. Nella stessa città, riferisce un sito di notizie, sono stati arrestati cinque giornalisti.

Mytkyina si trova nello Stato di Kuchin, teatro da molti anni di una guerra d'attrito di gruppi etnici minoritari contro il governo centrale. Scontri sporadici sono avvenuti anche dopo un cessate il fuoco firmato nel 2011.

Attraverso le loro ambasciate, gli Usa, l'Ue e la Gran Bretagna hanno lanciato un appello alla giunta militare, guidata dal generale Min Aung Hlaing, perché non metta in atto una repressione su vasta scala delle manifestazioni. "Facciamo appello alle forze di sicurezza perché si astengano dalla violenza contro i manifestanti, che protestano contro il rovesciamento del loro governo legittimo", si legge in una dichiarazione firmata dai rispettivi ambasciatori.

Aumenta il livello della repressione

Secondo l'ufficio per i diritti umani dell'Onu a Yangon, sono oltre 350 le persone arrestate a partire dal colpo di Stato. Aung San Suu Kyi, leader di fatto del governo civile che è stato deposto, si trova agli arresti domiciliari. Ma il numero delle persone incarcerate sembra destinato ad aumentare considerevolmente dopo che nelle ultime ore i militari hanno sospeso una legge che rendeva obbligatorio il mandato di un giudice per detenere i cittadini per più di 24 ore e per eseguire perquisizioni.

La polizia, in particolare, sta dando la caccia a sette persone che hanno sostenuto apertamente le proteste, tra cui alcuni dei più noti attivisti pro democrazia del Paese. Tra questi vi è Min Ko Naning, 58 anni, uno dei leader della disobbedienza civile durante la precedente dittatura militare, che ha trascorso in carcere molti degli anni fra il 1988 e il 2012. "Potrebbero aumentare il livello della repressione e dovremo essere preparati", ha avvertito l'attivista in un video su Facebook.

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