Estero

‘Vi chiediamo umilmente di condannare Donald Trump’

Così il deputato democratico Joe Neguse ha concluso le argomentazioni dell'accusa nel processo di impeachment, nel terzo giorno d'udienza

Joe Neguse (Keystone)
12 febbraio 2021
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"Vi chiediamo umilmente di condannare Donald Trump per un crimine di cui è colpevole in modo schiacciante, perchè se non lo facciamo, se facciamo finta che non sia successo o, peggio, se lo lasciamo senza risposta, chi può dire che non accadrà ancora?": così il deputato dem Joe Neguse ha concluso le argomentazioni dell'accusa nel processo di impeachment. Nel terzo giorno d'udienza i 'pubblici ministeri' hanno cercato di dimostrare che gli assalitori del Congresso agirono su indicazione di Trump, ripetendone parole e slogan, e hanno ammonito che l'ex presidente, per nulla pentito, potrebbe rappresentare ancora un pericolo se si ricandidasse alla Casa Bianca.

"Chi di voi onestamente crede che non potrebbe incitare nuovamente alla violenza ? Scommettereste la vita di altri poliziotti su questo? La sicurezza della vostra famiglia? Il futuro della nostra democrazia"?, ha chiesto il deputato dem Jamie Raskin, capo degli accusatori. Raskin ha anche giocato d'anticipo su una delle tesi difensive, ribaltando l'idea che il comizio di Trump sia protetto dal primo emendamento della costituzione: "semmai le sue false accuse di brogli elettorali sono un attacco alla libertà di parola di decine di milioni di americani che hanno votato per Joe Biden". "Il mondo ci sta guardando e si sta chiedendo se la nostra repubblica costituzionale risponderà nel modo in cui deve. Prevarrà il ruolo della legge sul furor di popolo?", è stato l'interrogativo del deputato dem Julián Castro.

Cambiare opinione

L'America intanto è ancora scossa dalle immagini dell'attacco armato al Congresso mostrate dall'accusa. Tanto che lo stesso Joe Biden, pur non avendo seguito in diretta il dibattimento, ipotizza che "qualcuno potrebbe aver cambiato opinione". Lo si scoprirà nel weekend, quando è attesa la sentenza, dopo che la difesa ha deciso di limitare il suo intervento a venerdì. Ma per i repubblicani diventa sempre più imbarazzante assolvere il loro ex presidente di fronte alla pistola fumante esibita dall'accusa e ai nuovi sviluppi. Come le rivelazioni del senatore repubblicano dell'Alabama Tommy Tuberville, il quale ha raccontato che immediatamente dopo l'attacco al Capitol informò Trump che il suo vice Mike Pence era appena stato evacuato. La telefonata avvenne poco dopo le 14, quando l'allora presidente twittò che Pence non aveva avuto il coraggio di ribaltare la vittoria di Joe Biden.

O come le accuse mosse dal dipartimento di Giustizia, che per la prima volta ha collegato direttamente le parole del commander in chief all'azione di un gruppo estremista. "Mentre si avvicinava la cerimonia di inaugurazione, Jessica Watkins indicava che stava aspettando direttive dal presidente Trump", scrivono i procuratori nell'inchiesta contro una dei leader del gruppo paramilitare di destra Oath Keepers. Finora almeno quattro rivoltosi arrestati hanno sostenuto in tribunale di aver seguito gli appelli di The Donald ad attaccare il Capitol. Dichiarazioni analoghe citate nella terza giornata di udienza del processo a Trump potrebbero aggravare la sua posizione. Il ministero della giustizia ha inoltre incriminato cinque persone legate al gruppo di estrema destra Proud Boys per il loro ruolo nel coordinare l'attacco al Capitol.

Chi di spada ferisce

I procuratori dell'impeachment hanno continuato a inchiodare l'ex commander in chief usando le sue stesse parole, i suoi tweet, i suoi comizi, le sue minacce, in un'efficace ricostruzione con video e audio capace di svelare più in profondità tutta la violenza e la premeditazione dell'attacco. Il Paese e il Senato hanno rivissuto l'incubo del 6 gennaio come in un film dell'orrore. Tra le nuove, drammatiche immagini della videosorveglianza interna quella dell'evacuazione di Mike Pence e della sua famiglia mentre i rivoltosi invocavano la sua impiccagione. O della speaker Nancy Pelosi barricata insieme ai suoi collaboratori mentre alcuni assalitori irrompevano nel suo ufficio chiedendo sinistramente "dove sei, Nancy?": una scena degna di Shining. "Erano pronti ad uccidere Pence e Pelosi", ha incalzato l'accusa. Ma anche il senatore repubblicano Mitt Romney se l'è vista brutta e solo guardando per la prima volta il filmato si è reso conto di essere stato salvato da un agente che l’ha indirizzato verso la giusta via di fuga.

C‘era un piano

In un'altra clip si vede il leader dei senatori repubblicani Chuck Schumer costretto a fare marcia indietro di corsa, guidato dalla scorta con le armi spianate. Molti parlamentari temettero per la loro vita e mandarono sms di addio ai familiari, come ha rivelato il deputato dem Eric Swalwell, uno dei 'pubblici ministeri'. L'accusa ha quindi cercato di dimostrare come l'assalto non fosse solo il risultato del comizio precedente ma il culmine di una "grande menzogna", di un piano preparato da almeno 5-6 mesi per evocare i brogli in caso di sconfitta e scatenare la risposta di piazza. Trump, secondo l'accusa, sapeva che cosa si stava tramando sui social e fece spallucce agli allarmi dell'Fbi. E quando fu sferrato l'attacco al Capitol lo guardò "eccitato come fosse un reality show", ignorò gli appelli di consiglieri e famigliari per spegnere le fiamme e non mosse un dito.

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