Estero

Più morti e meno nati: così il Covid-19 in Italia

Non accadeva dal 1918. Nel 2020 il saldo naturale della popolazione è risultato negativo di 300mila unità

4 febbraio 2021
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Non succedeva dal 1918. E come allora la causa era stata una pandemia. La 'spagnola' oltre un secolo fa, mentre lo scorso anno la causa di un dato che fa discutere va ricercata nel Covid-19. Nel 2020 in Italia il saldo naturale della popolazione è risultato negativo di oltre 300mila unità. Questo perché i morti sono stati 726mila a fronte di 400mila nuovi nati. Sono i dati Istat sui primi riscontri e riflessioni sul bilancio demografico 2020 in Italia, sulla base di dei numeri di Anpr (Anagrafe nazionale della popolazione residente), che registra anche un crollo dei matrimoni: -50,3% con punte che sfiorano il 70% se ci si limita a quelli religiosi. Quello dei 726mila morti, come spiegato dal presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, è ''un limite oltre il quale nell'arco degli ultimi cent'anni ci si è spinti nel 1920, e nel corso della Seconda guerra mondiale, e il limite inferiore dei 400mila nati, una soglia mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale''. Il saldo naturale tra morti e nuovi nati ha dunque un valore negativo pari a 300mila unità: un risultato che, nella storia dell'Italia, come si detto, si era visto nel 1918, allorché l'epidemia di 'spagnola' contribuì a determinare metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell'anno.

Nel 2020 il Covid-19 ha causato oltre 75 mila decessi. Dato che sta crescendo. Sul calo delle nascite, sottolinea la ricerca, pesa l'incognita della pandemia ''come avvenne nell'anno in cui ci fu l'esplosione del reattore nucleare a Chernobyl''. Nel periodo gennaio-agosto 2020, ossia gli esiti dei concepimenti orientativamente avvenuti - senza alcuna influenza di Covid19 - confrontati con quelli dei mesi che vanno da aprile a ottobre del 2019, testimoniano che nello stesso periodo dello scorso anno, si è registrato un calo di nati del 3,25%. Dato che si aggrava a - 8,21% in novembre e - 21,63% in dicembre.  "È verosimile immaginare - rileva l'Istat - che, così come accadde per la caduta delle nascite al tempo della grande paura per la nube tossica di Chernobyl (il significativo calo di nati a febbraio 1987 in relazione ai concepimenti di maggio 1986), anche in questa circostanza ci siano stati frequenti rinvii nelle scelte riproduttive''. Ci sono altre considerazioni, nello studio dell'Istat, che non fanno ben sperare in una prossima ripresa della natalità in Italia, oltre all'effetto trascinamento dei mancati: da una parte lo stop ai flussi migratori, dall'altra il dimezzamento dei matrimoni. Così ''si forma la piena convinzione che, a mano di inaspettati e improbabili fattori a supporto della fecondità, difficilmente ci si potrà sollevare in tempi brevi dalla soglia dei 400 mila nati toccata nel 2020. In realtà, il timore è che il confine possa ancor più discostarsi, sempre al ribasso, nel bilancio finale del 2021''. Altrettanto drastico il crollo dei matrimoni nel 2020: ne sono stati celebrati sono 85mila a fronte dei 170mila dell'anno precedente. Dati ancora provvisori, ma che nel confronto registrano una variazione negativa del numero di matrimoni è stata nel complesso del 50,3%, rispetto al 2019 e a parità di periodo, il calo raggiunge la punta del 69,6% se ci si limita a quelli religiosi.  A livello territoriale la caduta più consistente per numero di celebrazioni dei matrimoni ha riguardato il Mezzogiorno.

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