Estero

La Russia reprime le proteste per Navalny, 5'000 arresti

Le violenze della polizia russa sono state aspramente criticate dall'Unione europea e dall'amministrazione Biden

(Keystone)
31 gennaio 2021
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Mosca –  Un'altra giornata all'insegna della repressione politica in Russia. Per il secondo week-end di fila, la polizia è tornata a soffocare con arresti e manganellate le proteste contro la detenzione del rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny.

L'ong Ovd-Info riferiva in serata di almeno 4923 fermati, tra cui 82 giornalisti: una cifra da record che potrebbe essere però destinata a crescere. C'è inoltre notizia di alcuni dimostranti feriti e di agenti che hanno usato i taser contro i manifestanti.

Le violenze della polizia russa sono state aspramente criticate dall'Unione europea. "Anche oggi condanno gli arresti di massa e l'uso sproporzionato della forza contro dimostranti e giornalisti in Russia", ha detto l'Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell. Dichiarazioni sulla stessa lunghezza d'onda sono giunte dagli Usa di Biden, che per bocca del segretario di Stato Antony Blinken hanno denunciato le "tattiche brutali" del Cremlino contro i manifestanti e per tutta risposta sono stati accusati dal ministero degli Esteri di Mosca di "grossolane interferenze" nelle questioni interne della Russia.

Da Vladivostok, in estremo oriente, a Kaliningrad, sul Baltico, diverse migliaia di persone hanno sfidato il freddo e il divieto di manifestare e sono scese in piazza chiedendo il rilascio di Navalny. Difficile però fornire una stima di quanti fossero i dimostranti. In alcune città, la polizia ha infatti blindato le vie del centro.

E a Mosca, dove i cortei hanno sempre un seguito maggiore, centinaia di agenti in assetto antisommossa erano allineati lungo le strade, e le stazioni centrali della metropolitana erano chiuse per impedire ai dimostranti di raggiungere il luogo inizialmente fissato per il raduno: Piazza Lubjanka, dove sorge il comando dell'intelligence russa sospettata di aver avvelenato Navalny lo scorso agosto.

Un gruppo di manifestanti abbastanza numeroso è arrivato nella zona del carcere Matrosskaya Tishina, dove è rinchiuso Navalny. Ma pure lì ci sono stati dei fermi e la polizia ha trascinato in un furgoncino anche Yulia Navalnaya, la moglie del principale dissidente russo. Navalnaya, che alcuni vedono come una potenziale nuova guida dell'opposizione ora che Navalny rischia anni e anni di carcere, è stata poi rilasciata in serata ma con l'accusa di aver partecipato a una protesta non autorizzata.

A Mosca si contano al momento circa 1500 fermi e a San Pietroburgo più di mille. Ma la gente è scesa in strada quasi in ogni angolo della Russia. A Vladivostok i manifestanti si sono presi per mano in un enorme girotondo e a Yakutsk hanno protestato sfidando i 40 gradi sottozero.

Navalny è stato arrestato il 17 gennaio all'aeroporto Sheremetyevo di Mosca non appena è tornato in patria dalla Germania, dove era in cura per l'avvelenamento. Sul malore di Navalny le autorità non vogliono indagare. In compenso sulla testa dell'oppositore pendono almeno quattro inchieste penali, tutte ritenute di matrice politica.

Il primo processo si apre martedì e vede Navalny accusato di non essersi presentato davanti al giudice di sorveglianza a Mosca come previsto dalla condizionale concessagli per una vecchia e controversa condanna a tre anni e mezzo di reclusione. L'avviso gli è arrivato mentre era ancora a Berlino in convalescenza e ora il dissidente rischia di vedersi revocare la condizionale e restare a lungo in galera. 

Il proflio

Yulia Navalnaya, nuovo faro dell'opposizione

Yulia Navalnaya non è solo la moglie del rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny. Negli ultimi tempi è diventata un punto di riferimento dell'opposizione russa e c'è già chi pensa che in futuro possa essere proprio lei a prendere il posto del marito, che rischia di restare rinchiuso in carcere a lungo.

Al momento non ci sono segnali certi che Yulia voglia seguire le orme di Svetlana Tikhanovskaya, che la scorsa estate ha sfidato il regime bielorusso e si è candidata alle presidenziali al posto del marito finito in galera. Ma di certo anche il Cremlino ha iniziato a temere Navalnaya e tenerla d'occhio. La polizia russa l'ha arrestata durante le proteste del 23 gennaio e ora si è ripetuta, quando alcuni agenti in assetto antisommossa hanno fermato la dissidente e l'hanno caricata su un furgoncino scuro impedendole di raggiungere assieme agli altri dimostranti il carcere di Mosca in cui è detenuto Alexey.

Laureata in Relazioni internazionali, ex funzionaria di banca, Yulia ha 44 anni, di cui più di venti trascorsi al fianco di Navalny, con cui ha due figli. Ha quindi vissuto in prima persona tutti i guai attraverso i quali è passato l'oppositore nella sua carriera: dalle aggressioni fisiche alle grane giudiziarie, agli arresti ritenuti di matrice politica. La ribalta mondiale è però arrivata solo con l'avvelenamento del marito ad agosto.

La Navalnaya è stata accanto al marito durante la lunga convalescenza in Germania e soprattutto quando Navalny è tornato in Russia, pur sapendo che ad aspettarlo c'erano un paio di manette. Il bacio che i due si sono scambiati in aeroporto a Mosca prima che il dissidente fosse costretto a seguire gli agenti che lo arrestavano è già un simbolo della resistenza alla repressione nella Russia di Putin. Entrerà in politica e si candiderà alle elezioni parlamentari di settembre? Non si sa ancora. Nel dubbio, i media filo-Cremlino hanno già iniziato a dipingerla come "un progetto" dell'Occidente per interferire negli affari interni russi. Che poi è la stessa etichetta che il governo di Mosca cerca di appiccicare addosso a Navalny, naturalmente senza prove.

 

 

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