Estero

In Polonia scatta il divieto d'aborto

Entra in vigore il controverso bando quasi totale. Le donne tornano in piazza per protestare contro il leader ultracattolico Kaczynski e la Corte Suprema

(Keystone)
27 gennaio 2021
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Varsavia – È entrato in vigore in Polonia il controverso bando quasi totale dell'aborto. Una decisione che ha portato in piazza migliaia di persone, perlopiù donne, negli ultimi mesi. Nonostante la pandemia in corso, sono state diverse la adunate a Varsavia e nelle altre città del Paese, con manifestazioni di massa sfociate in alcuni casi in scontri con la polizia, che ha usato anche manganelli e gas lacrimogeni per disperdere le proteste.

La proposta era venuta dal partito di maggioranza ultracattolico e sovranista PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia) del leader storico della destra, vicepremier e vero uomo forte Jaroslaw Kaczynski. E il 22 ottobre, la Corte Costituzionale, riformata proprio dai conservatori del Pis, ha bandito l'interruzione volontaria della gravidanza in caso di grave malformazione del feto, stabilendo che è "incompatibile" con la Costituzione. Significa che tutti gli aborti in Polonia saranno ora vietati tranne nei casi di stupro e incesto e quando la vita o la salute della madre sono considerate a rischio.

“Esortiamo il mondo intero a scendere in piazza, esprimete la vostra rabbia come credete, ma fatelo”. Queste le parole di Marta Lempart, una delle leader del movimento Ogólnopolski Strajk Kobiet che ha dato il via alle proteste in ottobre. “Tutta la Polonia si mobiliti, non solo a Varsavia, noi siamo pronti. A oggi sono circa 2'000 l'anno gli aborti legali in Polonia secondo i dati ufficiali. Secondo le organizzazioni femministe sarebbero invece 200'000 le interruzioni di gravidanza illegali o realizzate all'estero.
 

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