Estero

Democratici vogliono l'impeachment ma Biden resta prudente

Mentre il Partito repubblicano continua a perdere pezzi, con un secondo senatore che chiede le dimissioni di Trump

Joe Biden (Keystone)
10 gennaio 2021
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Il secondo impeachment per Donald Trump sembra ormai in dirittura di arrivo. Mentre il Partito repubblicano continua a perdere pezzi, con un secondo senatore che chiede le dimissioni del presidente, i democratici fanno fronte comune e si apprestano a presentare ufficialmente lunedì il testo per la messa in stato di accusa del presidente. Joe Biden tace di fronte alle grandi manovre del suo partito, ma lascia trapelare un certo scetticismo.

Un impeachment rischia di spaccare ancora di più un paese già diviso e rallentare la sua agenda, che vede nella lotta al Covid e nel conseguente rilancio dell'economia le priorità. Il timore di Biden è quello di ritardi nella conferma delle sue nomine a causa di un Senato "distratto" dalla messa in stato di accusa del presidente.

Nonostante la freddezza però Biden non può fermare il suo partito e la Speaker della Camera Nancy Pelosi, impegnata a domare le diverse anime dei liberal con l'ala più di sinistra che preme per un impeachment-lampo.

"La priorità è rimuovere Trump, che è chiaramente un pericolo", tuona Alexandria Ocasio-Cortez, la pasionaria leader dello Squad, senza nascondere la sua fretta per un avvio del procedimento nel caso in cui Trump non si dimettesse (ipotesi al momento esclusa) e non fosse invocato da Mike Pence il 25esimo emendamento.

Pelosi per il momento si muove con cautela. In una lettera ai suoi colleghi democratici chiede di "tenersi pronti a rientrare a Washington" per un eventuale voto. "Dobbiamo salvare la nostra democrazia. Deve essere riconosciuto che la profanazione" del Congresso, il tempio della democrazia, "è stata istigata dal presidente", aggiunge.

I democratici della Camera dovrebbero presentare ufficialmente il testo del procedimento lunedì, con un voto atteso martedì o mercoledì. Ma, a testimoniare le trattative interne al partito, c'è la possibilità che la messa in stato di accusa del presidente non sia inviata al Senato fino a dopo i primi 100 giorni della presidenza Biden, così da concedere la possibilità al presidente-eletto di avviare a pieno ritmo la sua amministrazione.

Il Partito repubblicano all'angolo segue gli eventi, cercando allo stesso tempo di capire se le ferite inflitte da Trump sono fatali o meno. Se da un lato infatti il presidente è responsabile della crisi dei conservatori, dall'altra parte ha conquistato 75 milioni di voti e non può essere ignorato. Ma Trump - secondo indiscrezioni - è ormai ritenuto troppo pericoloso e la possibilità che, se non fermato, si ricandidi gela i conservatori.

L'articolo stilato dai democratici per l'impeachment include il divieto per "The Donald" di ricoprire qualsiasi incarico pubblico in futuro. E questo potrebbe addolcire la pillola del secondo impeachment per i repubblicani che, comunque, continuano a resistere all'idea di avere nella storia l'unico presidente per due volte in stato di accusa.

Ma la rabbia è tanta e molti fra i conservatori sono disposti a girare le spalle al partito. Lo ha fatto la senatrice dell'Alaska Lisa Murkowski chiedendo le dimissioni del presidente. E ora un secondo senatore, Pat Toomey, dice senza giri di parola che Trump - costato ai repubblicani la Casa Bianca, la Camera e il Senato - dovrebbe lasciare: "la cosa migliore per lui sarebbe dimettersi".

Un'altra frangia del partito si rivolge invece a Biden e lo esorta a convincere Pelosi a non procedere altrimenti si rischia di infiammare ulteriormente gli animi dei sostenitori di Trump e di danneggiare gli sforzi del presidente-eletto per unire il paese.

"Chiediamo formalmente di richiedere alla Speaker Nancy Pelosi di mettere fine ai suoi sforzi per il secondo impeachment", scrive un gruppo di deputati repubblicani a Biden, già sotto pressione del suo partito per indagare Trump non appena si sarà insediato perché l'impeachment da solo non è abbastanza.

Per Biden si profila quindi una doppia sfida all'orizzonte, ovvero domare il suo partito e il Congresso e tendere la mano e aiutare gli americani. Finora Biden ha fatto capire la sua priorità assoluta: il paese rispetto alla politica.

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