Estero

In Israele, comunque vada, vincerà la destra

La battaglia politica per le quarte elezioni anticipate in due secondo gli analisti avrà un esito scontato

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu (Keystone)
23 dicembre 2020
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Chiunque vinca la battaglia, difficilmente non sarà di destra. Ad oggi appare questo il destino delle elezioni, le quarte in circa due anni, del prossimo 23 marzo in Israele. Tuttavia, se l'ambito politico sembra certo, non altrettanto scontato potrebbe essere l'esito sulla premiership. Sulle urne peseranno - secondo gli analisti - due fattori ritenuti decisivi per gli equilibri futuri: l'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca e il processo a Benyamin Netanyahu che entrerà nel vivo da gennaio a Gerusalemme. Due incognite che sono in grado di condizionare il voto.

Certo è che a cambiare la scena generale è stata la decisione di Gideon Saar - uomo di punta del Likud - di abbandonare la casa madre per fondare il suo partito, 'Nuova speranza'. Da politico di lungo corso Saar ha saputo scegliere il momento giusto dopo aver fiutato l'imminente collasso della strana alleanza Netanyahu-Gantz per la sua discesa in campo. Una mossa non facile - a quanto si è visto nel recente passato - per chiunque voglia sfidare l'indubbia abilità politica e la popolarità di Netanyahu. Tuttavia i sondaggi ad oggi lo premiano. Non era stata ancora sciolta ieri sera la Knesset - per la manifesta impossibilità del Likud e di Blu Bianco di arrivare all'ennesima mediazione sulla finanziaria ed evitare il voto - che un sondaggio della tv pubblica Kan ha confermato l'ascesa del transfuga dalla casa madre della destra. I 20 seggi sono una buona partenza per Saar, visto che quelli previsti per il Likud sono 27 (ne aveva 36 all'ultimo voto). Dopo di loro, con 15 seggi ecco la destra nazionalista e religiosa di Naftali Bennett che non fa alcun mistero di puntare direttamente a diventare premier.

Da soli, questi 3 partiti - dichiaratamente di destra - hanno in mano 62 seggi, ovvero uno in più dei 61 su 120 che determinano sulla carta la maggioranza alla Knesset. Senza considerare i partiti religiosi che cumulano altri 15 seggi e la destra nazionalista laica dell'inossidabile Avigdor Lieberman con il suo tesoretto di 6 seggi. Il centro di Yair Lapid - sempre secondo il sondaggio - è terzo in graduatoria a 13 seggi seguito a 11 dalla Lista Araba Unita. Il grande sconfitto nel sondaggio è Blu Bianco di Benny Gantz che si ferma a 6 seggi dai 33 delle ultime elezioni.

L'ex capo di Stato maggiore sceso in politica a capo di un vasto agglomerato di centro sinistra per battere Netanyahu ha infatti dilapidato un patrimonio elettorale cospicuo. La sua scelta di allearsi con il suo avversario di sempre non solo ha creato una scissione in Blu Bianco con l'abbandono di Lapid ma ha anche finito per deprimere il proprio fronte. A testimoniare il gradimento elettorale di Saar è il 36% assegnatogli dal campione intervistato, Netanyahu è al 39% non troppo distante. Ora tocca al 'Mago' - come i sostenitori chiamano Netanyahu forte della sua strategia nel combattere il covid - dimostrare che in Israele non c'e' altro 'Re' che lui. Con due incognite: il processo, che certamente affronta da premier ma di un governo di transizione, e l'atteggiamento del presidente Biden probabilmente diverso dal "grande amico" Trump

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