Estero

Charlie Hebdo, pioggia di condanne sui complici

Ergastolo e pene fino a 30 ann: finisce così il maxiprocesso ai complici dei tre killer islamisti che, nel gennaio 2015, fecero strage a Parigi

(Keystone)
16 dicembre 2020
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Ergastolo e pene fino a 30 anni: finisce così il maxiprocesso ai complici dei tre killer islamisti che, nel gennaio 2015, fecero strage a Parigi nella redazione di Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Cacher prima di essere abbattuti dalla polizia.

Mohamed Belhoucine – mentore di Amédy Coulibaly, il terrorista del supermercato di prodotti kosher – è stato condannato all'ergastolo, ma in aula non c’era. È latitante, probabilmente già morto in Siria. In Siria e introvabile anche Hayat Boumeddiene, la compagna di Coulibaly, che lo aiutò a organizzare l'attentato e poi fuggì in Siria prima della strage. È stata condannata a 30 anni di reclusione. Trent'anni anche al franco-turco Ali Riza Polat, il principale accusato presente in aula, per “complicità” con i terroristi. Farà appello, ha detto la sua avvocata.

Altri tre imputati, tutti vicini al killer dell'Hyper Cacher, sono stati ritenuti colpevoli di associazione per delinquere di stampo terroristico in quanto “non potevano ignorare la natura del progetto” di Coulibaly, essendo ben al corrente delle sue convinzioni. Pene tra i 5 e i 10 anni di carcere sono state pronunciate nei confronti di 4 imputati accusati di coinvolgimento nel filone “belga” della vicenda – legato soprattutto alla logistica e alla fornitura di armi — ritenuti colpevoli ‘solo’ di associazione per delinquere. Quattro anni all’unico imputato che compariva in aula libero.

Il processo si era aperto, fra strettissime misure di sicurezza, il 2 settembre, dopo che – alla vigilia – la redazione di Charlie Hebdo aveva ripubblicato le caricature di Maometto che sarebbero state all’origine dell’azione terroristica in redazione dei fratelli Kouachi (12 morti durante la riunione del mattino, 11 feriti). Quella ripetizione delle contestate vignette è stata poi pretesto per successive azioni terroristiche, a cominciare dall’attacco di un giovane pachistano contro gli stessi locali in cui si svolse la strage del 2015. L’aspirante terrorista non era però al corrente del fatto che la redazione si è spostata in questi anni in un luogo segreto e blindato, ma aveva finito per ferire gravemente due dipendenti di un’agenzia che ha sede nello stesso palazzo.

 

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