Estero

Luce verde dai leader Ue al Recovery Fund

Cadono i veti di Ungheria e Polonia, approvato il compromesso sul piano economico. Interpretate in modo soft le regole del meccanismo dello stato di diritto.

Trattative frenetiche fino all’ultimo minuto
(Keystone)
10 dicembre 2020
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Bruxelles – L'Unione europea compie l'ultimo passo verso il suo accordo più importante, che porta alla nascita del piano economico più imponente di sempre grazie ad un bilancio alimentato per la prima volta da debito comune. E lo fa sotto la guida della Germania di Angela Merkel. È grazie al compromesso a cui ha lavorato la cancelliera stessa che Ungheria e Polonia hanno fatto cadere i loro veti e hanno approvato, assieme a tutti gli altri, il Next Generation EU e il Recovery fund, che faranno arrivare all'Italia ben 209 miliardi di euro nei prossimi sette anni.

Il via libera arriva in tempo utile per rispettare la tabella di marcia: a gennaio entrerà in vigore il nuovo bilancio con i nuovi programmi indirizzati alla transizione verde e digitale, e il Recovery fund comincerà a erogare fondi dalla primavera. "Ora possiamo cominciare con l'attuazione e la ricostruzione delle nostre economie. Il nostro monumentale pacchetto di ripresa guiderà la transizione verde e digitale", ha esultato il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, sollevato dall'intesa che i leader hanno raggiunto in tempi rapidi.

Mediazione tedesca

La discussione non è stata lunga perché il terreno era stato ben preparato già da qualche giorno. Mentre cominciavano a diffondersi le minacce di procedere con un Recovery a 25, la presidenza tedesca lavorava dietro le quinte al compromesso, coinvolgendo nella stesura del testo direttamente Varsavia e Budapest. "Abbiamo lavorato molto duramente per rispondere alle preoccupazioni dell'Ungheria e della Polonia e allo stesso tempo per preservare il meccanismo dello stato di diritto", ha detto la cancelliera Merkel, che ha sempre puntato a trovare un'intesa a 27, anche per intestarsi il successo di un'Europa unita piuttosto che battezzare il primo tentativo di un'Unione a più velocità.

La soluzione trovata è una dichiarazione interpretativa delle regole del meccanismo sullo stato di diritto, quello che blocca i fondi a chi non rispetta le regole democratiche. Verrà allegata all'accordo sul pacchetto complessivo, per fugare i timori di Varsavia e Budapest. Il premier polacco Mateusz Morawiecki li ha riassunti in inglese entrando al summit, per chiarire anche di fronte alla stampa internazionale che non si trattava solo di un'impuntatura. In sostanza, puntavano ad evitare che la Commissione, incaricata di vigilare sul rispetto dello stato di diritto, prendesse decisioni "arbitrarie" in grado di bloccare i fondi Ue.

Viktor Orban soddisfatto

Una procedura per chi viola i diritti già esiste e rimanda alla Corte Ue, sostengono i due Paesi che la conoscono bene visto che sono entrambi sotto infrazione. La dichiarazione interpretativa, quindi, "chiarisce qual è la linea di demarcazione tra regolamentazione anti-frode, che noi sosteniamo, e lo stato di diritto, che è già chiarito nel trattato". Per il premier ungherese Viktor Orban è la "vittoria del buon senso", anche perché, ha aggiunto, in questo momento di crisi tutti hanno bisogno che i fondi europei arrivino in fretta.

La vera partita comincia quindi da oggi. La scommessa è riuscire ad utilizzare tutti i fondi a disposizione, preparando un piano di rilancio che la Commissione Ue possa approvare senza emendamenti. "Credo che tutti siano consapevoli dell'importanza di questa partita europea e della necessità che l'Italia, come gli altri Paesi, converga su priorità e modalità di attuazione" del Recovery, ha detto il commissario all'Economia Paolo Gentiloni.

"Non ci sono al momento scadenze, c'è solo la necessità di concentrarsi sulle priorità e sui meccanismi attuativi perché sappiamo che una volta stabiliti gli obiettivi bisogna anche avere la capacità di rispettare i tempi e le scadenze concordate", ha ricordato il commissario che dovrà valutare il piano italiano assieme agli altri membri della task force di Bruxelles, cioè la presidente von der Leyen e i vicepresidenti Dombrovskis e Vestager.

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