ITALIA

I disordini tra camorra, hooligan e cattiva politica

Attorno alle proteste pacifiche contro coprifuoco e lockdown si addensano estremisti, ultrà e mafie, confusi tra i social e la piazza. Un'analisi

(Keystone)
30 ottobre 2020
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Anzitutto, piano coi sensazionalismi e gli stereotipi: in questi giorni le piazze italiane non sono solo teatro di violenze e saccheggi, ma accolgono soprattutto manifestazioni pacifiche. Commercianti, ristoratori e altri cittadini spaventati dalle conseguenze economiche del coprifuoco serale e di eventuali nuovi lockdown; persone scese in piazza a Torino, Milano, Roma, ma anche in piccole città quali Como e Catania. «Si tratta di un malumore reale, dovuto al grave deterioramento del tessuto economico, sociale e perfino psicologico italiano negli ultimi mesi, specie per i lavoratori e i titolari di piccole imprese a conduzione familiare», spiega il giornalista del ‘Foglio’ Valerio Valentini. A raddrizzare un po’ quel malumore prova peraltro il nuovo ‘Decreto ristori’ col quale il governo Conte promette un indennizzo in tempi rapidi alle attività più colpite (oltre cinque i miliardi stanziati per il soccorso, dei quali una buona metà a fondo perduto). Gli aiuti servono, ma la diffidenza resta, anche perché «in un primo tempo le manovre di sostegno pubblico sono andate a rilento, anche se ora le cose si sono velocizzate».

Le rivolte violente, invece, nascono quando su queste difficoltà s’innesta quel mondo variopinto di complottisti, bufalari, ma anche ultrà e veri e propri criminali che Valentini ha descritto nelle sue ultime inchieste. «C’è l’aspetto farsesco dei tanti Masaniello che un po’ ovunque ormai approfittano della situazione per avere un quarto d’ora di celebrità: dai blogger neoborbonici alla finta scorta di Roberto Saviano, passando per i portali che si autodefiniscono di ‘controinformazione’ e che servono a diffondere informazioni false per fomentare le piazze».

Le cose si fanno serie quando a costoro si affiancano estremisti politici, ultrà e organizzazioni criminali. «Un primo fattore che preoccupa è l’infiltrazione della criminalità organizzata, come abbiamo visto a Napoli: una camorra sempre più decentralizzata sfrutta la piazza per difendere le attività economiche anche illegali dalle quali derivano il ‘pizzo’ e altri suoi proventi, ma anche perché ogni fazione vuole dimostrare alle altre la sua capacità di mobilitazione», secondo Valentini.

Non si pensi solo al Sud: neanche nelle piazze settentrionali le violenze si direbbero dovute solo a qualche isolato spaccavetrine. «Sicuramente c’è un elemento animato dalla voglia di far casino, di ‘darle al celerino’», col paradosso di danneggiare quelle stesse attività che i manifestanti pacifici vorrebbero tenere aperte; ma per Valentini «se guardiamo alla partecipazione degli ultrà, come a Torino, ci accorgiamo del fatto che oltre alla volontà comune di menare le mani non si possono escludere interessi più strutturati: è presto per arrivare a conclusioni definitive, ma sappiamo da tempo che alcune frange del tifo juventino hanno legami con la ‘ndrangheta. E coinvolti nella protesta abbiamo visto anche spacciatori e pregiudicati».

Poi c’entra la politica, o quantomeno la sua degenerazione grottesca: gli esponenti più estremi di alcuni centri sociali di sinistra, i fascisti sempre più minacciosi e strutturati di organizzazioni come Forza Nuova. Anche loro gettati nello stesso calderone che si rimesta sui social, «dove vediamo il mondo della protesta pacifica riprendere spesso inconsapevolmente contenuti diffusi ad arte dai fomentatori più spregiudicati, quelli che hanno capito come utilizzare un mezzo così pervasivo per le loro mobilitazioni».

E qui arriviamo a un altro elefante nella stanza, perché nella zona grigia tra protesta e odio si muovono anche, con grande conoscenza degli stessi social, leader politici come il leghista Matteo Salvini e Giorgia Meloni, capopolo dell’ultradestra di Fratelli d’Italia: «La propaganda sovranista e della destra radicale sfrutta senza tanti scrupoli l’opposizione alle misure del governo», ricorda Valentini; «Come in passato nelle campagne contro l’accoglienza degli immigrati, il loro sistema di propaganda diffonde anche le tesi più estreme e cariche d’odio: esasperano i toni, salvo poi prendere le distanze quando qualcuno si abbandona ad azioni violente. Anche in questo caso non è corretto dividere il cosiddetto mondo reale e quello dei social: si tratta dello stesso mondo». Quello in cui si lancia il sasso e si nasconde la mano. Un fenomeno non solo italiano.

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