Estero

L'Armenia valuta il riconoscimento del Nagorno-Karabakh

Nessuna soluzione diplomatica in vista per gli scontri in corso nel Caucaso. Mosca conferma: mercenari da Siria e Libia

30 settembre 2020
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Mosca - L'Armenia sta valutando la possibilità di riconoscere l'indipendenza del Nagorno-Karabakh. Lo ha detto il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. "Questa opzione è all'ordine del giorno. C'è anche la possibilità di firmare un accordo di cooperazione strategica tra l'Armenia e il Karabakh, c'è la possibilità di firmare un trattato di cooperazione nella sfera della sicurezza e della difesa", ha detto Pashinyan durante un incontro con i giornalisti russi a Erevan. Le opzioni sono in discussione e le decisioni saranno prese "a seconda di alcuni fattori", ha precisato. Lo riporta Interfax.

Formalmente l'Armenia non ha mai riconosciuto l'indipendenza dell'autoproclamata repubblica la cui popolazione è in maggioranza armena e che da Erevan è sostenuta militarmente. Al punto che le truppe armene controllano larga parte del territorio azero che fa a cuscinetto con l'enclave separatista. A questo proposito, il presidente azero Ilham Aliyevn ha detto ieri che la condizione per fermare i combattimenti ripresi nei giorni scorsi è che l'Armenia "abbandoni la sua politica di occupazione". Baku ha una sola richiesta, ha proseguito Aliyev: "Le forze armate armene devono lasciare la nostra terra senza condizioni, in toto e immediatamente e se il governo armeno la soddisfa, i combattimenti cesseranno, non si spargerà più sangue e la pace sarà stabilita nella regione".

Va anche detto che l'accusa di fonte armena secondo cui nelle fila dell'esercito azero combattono anche miliziani trasferiti da Siria e Libia (dalla Turchia) sembra essere confermata anche dal governo russo. "Secondo le informazioni ricevute, miliziani di gruppi armati illegali, in particolare di Siria e Libia, vengono trasferiti nella zona del conflitto del Nagorno-Karabakh per partecipare direttamente alle ostilità", ha informato il ministero degli Esteri russo in una nota pubblicata sul suo sito. "Siamo profondamente preoccupati per questi sviluppi, che non solo portano a un'escalation ancora maggiore della tensione nella zona del conflitto, ma creano anche rischi a lungo termine per la sicurezza di tutti i Paesi della regione. Chiediamo ai leader degli Stati interessati di adottare misure efficaci per prevenire l'uso di terroristi e mercenari stranieri nel conflitto e di ritirarli immediatamente dalla regione". E il nome non fatto ma inteso è quello di Recep Tayyp Erdogan.

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