Estero

Vaticano, cardinale sollevato dall'incarico

Angelo Becciu non è più il prefetto delle Cause dei Santi ma mantiene la porpora. La decisione di Papa Francesco evidenzia un clima teso e di sfiducia

((Kath.ch))
25 settembre 2020
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È una decisione che non ha praticamente precedenti in epoca moderna nella Curia vaticana quella presa da papa Francesco nei confronti del cardinale Angelo Becciu, privato da un momento all'altro non solo della carica di prefetto delle Cause dei santi, ma anche dei diritti e delle prerogative connessi col cardinalato.

L'udienza-shock di ieri sera e l'immediato bollettino con la rinuncia del 72/enne porporato sardo, già tra gli uomini di più stretta fiducia di Bergoglio e a lungo tra i più potenti e influenti nel piccolo Stato d'Oltretevere, segnano il culmine di uno scontro di gravità inaudita che ancora, dopo i periodi dei Vatileaks e dei processi interni, fa nuovamente tremare le mura della Città Leonina.

La drastica, quasi brutale, estromissione di Becciu - che comunque conserva almeno formalmente la porpora, e anche l'appartamento cardinalizio con le due suore inservienti nel Palazzo dell'ex Sant'Uffizio -, è la manifestazione lampante, anche per un carattere sicuramente non facile come quello del Papa argentino, della sensazione di una fiducia tradita, da parte di colui che per Bergoglio, nella qualità di sostituto della Segreteria di Stato, aveva avuto il ruolo di un collaboratore su cui contare 'senza se e senza ma'.

Qualcosa di più di un "ministro dell'Interno" e di un "moderator Curiae', funzioni che la carica affidava a Becciu, ma un vero uomo di fiducia, un referente diretto per tutte le questioni più spinose, comprese le precedenti fughe di documenti - si pensi al ruolo avuto da Becciu, per conto del Papa, nell'inchiesta e nel processo Vatileaks 2, che coinvolsero tra gli altri il prelato spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda e la sua collaboratrice Francesca Immacolata Chaouqui, e più recentemente come delegato pontificio per la riforma dell'Ordine di Malta, travolto da una crisi di governo e di conflitti interni.

Il rapporto ha cominciato a traballare quando è esplosa l'inchiesta sull'acquisto da parte della Segreteria di Stato del prestigioso immobile in Sloane Avenue, a Londra, con 200 milioni di euro che Becciu ha sempre negato fossero dell'Obolo di San Pietro. Inchiesta che, tra i funzionari vaticani implicati e poi sospesi e privati dell'incarico, ha visto anche l'ex segretario di Becciu, mons. Mauro Carlino, diventato, almeno temporaneamente, capo dell'Ufficio Informazione e Documentazione (Uid) del Vaticano.

Ma ora, per arrivare al drammatico 'showdown' del Papa e alla clamorosa rottura, c'è solo il fatto di aver aiutato dei familiari o di aver destinato fondi alla Caritas di Ozieri, accuse sulle quali, tra l'altro, Becciu respinge sdegnosamente l'accusa di peculato. Sicuramente sono comportamenti che confliggono con la 'riforma' portata avanti da Francesco, anche per quanto riguarda gli appalti vaticani, che in nome della trasparenza vuole sradicare la prassi di favorire gli 'amici degli amici', o peggio del familismo e del nepotismo.

Ma basta questo per una sconfessione così eclatante di un porporato in carica, quando in passato nessuno in Vaticano fiatò per ben altri nepotismi o sostegni alle famiglie da parte di altissimi prelati? Le domande possono essere tante. Ma di certo le guerre tra correnti in Vaticano non sono mai finite. E anche le eventuali 'vendette', da consumarsi sempre a distanza di tempo, come un piatto che si serve freddo.

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