Estero

Trump conferma: sabato la nomina per la Corte Suprema

Il presidente vuole assicurarsi la fedeltà dei giudici che dvranno ratificare il risultato delle presidenziali

22 settembre 2020
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Donald Trump annuncerà sabato dalla Casa Bianca la sua candidata alla Corte suprema, dopo i funerali del giudice Ruth Bader Ginsburg ma prima della sua sepoltura nel cimitero di Arlington. Il presidente vuole distrarre da una pandemia che in Usa ha superato le 200 mila vittime e ha fretta di cementare una maggioranza conservatrice nel massimo organo giudiziario americano, ora che vede spianata la strada per un voto di conferma al Senato prima del 3 novembre, data delle elezioni: una mossa che, spera, può farlo risalire nei sondaggi, ma che - ancora più importante - potrebbe rivelarsi decisiva se la Corte venisse investita della decisione su un risultato contestato.

I leader repubblicani hanno assicurato di avere i numeri e a togliere ogni dubbio è arrivato anche il senatore Mitt Romney, che si è detto pronto a considerare la nomina valutandola in base alle competenze. Romney è l'unico senatore che aveva votato a favore dell'impeachment di Trump, con cui è spesso in contrasto, e i democratici speravano che fosse uno dei quattro dissidenti del Grand Old Party di cui hanno bisogno per bloccare l'iter di conferma. Per ora ce ne sono solo due, le senatrici Susan Collins e Lisa Murkowski. I democratici hanno minacciato perfino l'impeachment, nel tentativo di ostacolare il processo di ratifica della nomina.

L'accelerazione di Trumparriva mentre la procura di New York suggerisce per la prima volta in un documento processuale che ci sono elementi per indagare sul presidente per frode fiscale. L'attorney distrettuale Cyrus R. Vance Jr (democratico), rivela il New York Times, ha elencato nella battaglia legale per ottenere le dichiarazioni dei redditi del presidente una serie di notizie e di testimonianze pubbliche che lo accusano di varie irregolarità. Elementi, scrive, che "presi insieme, giustificano pienamente lo scopo del mandato emesso dal gran giuri'" per acquisire i 'tax return' del presidente. Venerdì è in programma un nuovo round legale, con la prospettiva che il caso torni proprio alla Corte suprema. All'inizio di agosto la procura newyorkese aveva già lasciato intendere che sta indagando il presidente anche per una possibile frode bancaria e assicurativa, per aver gonfiato il valore della sua ricchezza e dei suoi immobili.

Intanto si riapre virtualmente il fronte del Russiagate: Andrew Weissmann, ex procuratore di punta del team di Robert Mueller, ha scritto nel suo libro di imminente pubblicazione "Where Law Ends: Inside the Mueller Investigation" che il pool non fece tutto quello che poteva fare per accertare le interferenze di Mosca nelle elezioni del 2016. Evitando ad esempio di citare il presidente Donald Trump per un interrogatorio e di acquisire i suoi documenti finanziari nel timore che potesse licenziare gli investigatori. "Abbiamo usato tutti gli strumenti disponibili per scoprire la verità, senza temere l'attacco dei poteri unici del presidente di minare i nostri sforzi? Io conosco la difficile risposta a questa semplice domanda: avremmo potuto fare di più", denuncia Weissmann, che è un democratico registrato.

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