Estero

Trump all'Onu trascina Pechino sul banco degli accusati

Il presidente Usa utilizza l'Assemblea generale come il palco di un comizio: il virus è cinese

22 settembre 2020
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«La colpa è della Cina». L'accusa di Donald Trump è risuonata ieri nel Palazzo di vetro in apertura dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, alla quale il presidente statunitense è intervenuto con un video preregistrato. Non c'era quasi nessuno ad ascoltarlo, lì, ma poco male: le sue parole non erano in realtà rivolte alle delegazioni internazionali, ma al proprio elettorato, a cui ha servito un bel comizio elettorale. 

Nella sala di un Assemblea generale svuotata dal coronavirus, le parole di Trump sono risuonate come la ripresa di un refrain noto. Il presidente ha usato parole di fuoco e invitato l'Onu a "ritenere responsabile" la Cina per la diffusione della pandemia, quel "nemico invisibile" che ha infettato il mondo intero e che è tornato a chiamare "China virus". Una definizione sprezzante usata per la prima volta non davanti a sostenitori festanti, ma di fronte a una platea mondiale, seppur virtuale. Questo nel giorno in cui l'America il numero di morti causa del Covid-19 negli Stati Uniti è arrivato a 200mila.  E ancora più virtuale, anzi surreale, è stata la chiosa dello stesso Trump alle proprie parole, espressa, di persona questa volta, in un comizio nell'Ohio: il coronavirus, ha affermato, non è una minaccia per i giovani e non colpisce virtualmente nessuno. "Colpisce gli anziani, anziani con problemi di cuore o altri problemi. In alcuni Stati si tratta di migliaia di persone ma nessuno giovane, sotto i 18 anni nessuno, perché hanno un forte sistema immunitario", ha proseguito. "Ma virtualmente non colpisce nessuno, è una cosa formidabile", ha assicurato. Che poi i contagiati tra 0 e 17 anni rappresentino l'8,4% del totale è un dettaglio.

Da Pechino, dove la campagna elettorale Usa viene seguita sì, ma non assecondata, la replica è stata immediata. Il presidente cinese Xi Jinping, comparso anche lui in un video, ha accusato Trump  di voler "politicizzare" l'emergenza sanitaria esclusivamente in chiave elettorale, invitando la cosiddetta comunità internazionale a "rifiutare ogni sorta di unilateralismo e protezionismo" e ad affrontare invece la pandemia "uniti e seguendo la scienza", con l'Organizzazione mondiale della sanità a fare da guida. Non che su questo Cina e Oms possano sentirsi a posto (il deliberato ritardo della prima nell'ammettere la gravità del virus e i silenzi della seconda, il cui inviato in Cina tornò elogiando la politica di contenimento dei contagi adottata laggiù parlano da soli), ma di sicuro non intendono diventare tema di campagna elettorale.

Ma tutto si è risolto in pochi minuti, un tempo straordinariamente breve per le abitudini di Trump. Il fatto è che doveva correre in Ohio a tranquillizare i suoi: il virus non colpisce nessuno, è una cosa formidabile.

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