In testa alla classifica mondiale per infezioni in rapporto al numero di abitanti
Quasi 5'000 contagi nelle ultime 24 ore e Israele è diventato il primo Paese al mondo per infezioni in rapporto al numero degli abitanti. Una seconda ondata che ha costretto il governo Netanyahu - dopo molti, ripetuti tentennamenti e decisioni poi rimangiate - a decidere infine un lockdown di almeno tre settimane che scatterà alle 14 di venerdì 18 settembre al ritorno del premier da Washington per la firma dell'Accordo di Abramo con Emirati e Bahrein. Un periodo che copre tutte le imminenti festività ebraiche che cominciano proprio venerdì con il Capodanno e che finirà il 10 ottobre per la festa di Simchà Torah. A meno che la situazione, come ha avvertito Netanyahu su indicazione del Commissario Ronni Gamzu, non obblighi ad ulteriori proroghe.
Da modello di gestione della prima fase della pandemia a febbraio-marzo scorsi, Israele, dopo aver riaperto velocemente a fronte di un numero basso di contagi, ha visto dapprima gradualmente e poi sempre più velocemente risalire le infezioni. Gamzu, da quando è stato nominato responsabile della lotta al Covid-19, ha più volte chiesto interventi decisi mettendo in campo la strategia del 'semaforo verde o rosso' nelle zone a più alto rischio ma i veti incrociati di vari settori - economici e dei partiti religiosi - lo hanno bloccato o perlomeno frenato. Oggi la situazione vede un tasso di contagio di oltre il 10% rispetto ai tamponi effettuati (più di 47'000), un rapido aumento dei malati gravi giunti a 533, di cui 140 in ventilazione, e 1'141 vittime da inizio pandemia. I casi attivi sono 40'689 per un totale, sempre da inizio pandemia, di oltre 162'000 colpiti dalla malattia.
Con questa situazione - che vede gli ospedali sempre più in difficoltà ed anche i laboratori di analisi dei tamponi - Gamzu ha chiesto che si anticipi da venerdì a domani la chiusura delle scuole, ritenute focolaio di infezioni. La percentuale dei contagi, hanno sottolineato i media, è particolarmente elevata tra gli ebrei ortodossi, dove ha raggiunto un livello tre volte superiore alla media nazionale. Ma anche nella popolazione araba è molto alta. Il lockdown non è stato accolto da tutti con favore, specialmente da quanti hanno sostenuto che si doveva intervenire prima che la situazione degenerasse proprio su questi settori a maggiore diffusione.
I partiti religiosi - che hanno peso nella coalizioni di maggioranza guidata da Netanyahu - hanno però fatto quadrato sostenendo che il blocco avrebbe danneggiato le feste e impedito agli israeliani anche più laici di andare in sinagoga. E il religioso Yacoov Litzman - ex contestato ministro della Sanità - si è dimesso per protesta minacciando il ritiro dell'appoggio del suo partito all'esecutivo.