Estero

Israele primo paese per contagi: 5'000 casi al giorno

In testa alla classifica mondiale per infezioni in rapporto al numero di abitanti

keystone
15 settembre 2020
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Quasi 5'000 contagi nelle ultime 24 ore e Israele è diventato il primo Paese al mondo per infezioni in rapporto al numero degli abitanti. Una seconda ondata che ha costretto il governo Netanyahu - dopo molti, ripetuti tentennamenti e decisioni poi rimangiate - a decidere infine un lockdown di almeno tre settimane che scatterà alle 14 di venerdì 18 settembre al ritorno del premier da Washington per la firma dell'Accordo di Abramo con Emirati e Bahrein. Un periodo che copre tutte le imminenti festività ebraiche che cominciano proprio venerdì con il Capodanno e che finirà il 10 ottobre per la festa di Simchà Torah. A meno che la situazione, come ha avvertito Netanyahu su indicazione del Commissario Ronni Gamzu, non obblighi ad ulteriori proroghe.

Un modello nella prima fase

Da modello di gestione della prima fase della pandemia a febbraio-marzo scorsi, Israele, dopo aver riaperto velocemente a fronte di un numero basso di contagi, ha visto dapprima gradualmente e poi sempre più velocemente risalire le infezioni. Gamzu, da quando è stato nominato responsabile della lotta al Covid-19, ha più volte chiesto interventi decisi mettendo in campo la strategia del 'semaforo verde o rosso' nelle zone a più alto rischio ma i veti incrociati di vari settori - economici e dei partiti religiosi - lo hanno bloccato o perlomeno frenato. Oggi la situazione vede un tasso di contagio di oltre il 10% rispetto ai tamponi effettuati (più di 47'000), un rapido aumento dei malati gravi giunti a 533, di cui 140 in ventilazione, e 1'141 vittime da inizio pandemia. I casi attivi sono 40'689 per un totale, sempre da inizio pandemia, di oltre 162'000 colpiti dalla malattia.

Ospedali sempre più in difficoltà

Con questa situazione - che vede gli ospedali sempre più in difficoltà ed anche i laboratori di analisi dei tamponi - Gamzu ha chiesto che si anticipi da venerdì a domani la chiusura delle scuole, ritenute focolaio di infezioni. La percentuale dei contagi, hanno sottolineato i media, è particolarmente elevata tra gli ebrei ortodossi, dove ha raggiunto un livello tre volte superiore alla media nazionale. Ma anche nella popolazione araba è molto alta. Il lockdown non è stato accolto da tutti con favore, specialmente da quanti hanno sostenuto che si doveva intervenire prima che la situazione degenerasse proprio su questi settori a maggiore diffusione.

I partiti religiosi - che hanno peso nella coalizioni di maggioranza guidata da Netanyahu - hanno però fatto quadrato sostenendo che il blocco avrebbe danneggiato le feste e impedito agli israeliani anche più laici di andare in sinagoga. E il religioso Yacoov Litzman - ex contestato ministro della Sanità - si è dimesso per protesta minacciando il ritiro dell'appoggio del suo partito all'esecutivo.
 
 

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