Bielorussia, Maria Kolesnikova è stata vista per l'utlima volta mentre veniva caricata a forza su un minubus in piena Minsk
Non si è fatta attendere la risposta del regime bielorusso all'ennesima domenica di onda bianco-rossa nelle strade del Paese. Al di là dei fermi, ben 633 stando ai dati forniti oggi dal ministero dell'Interno, la giornata si è aperta con la sparizione di Maria Kolesnikova, l'ultima attivista ad aver sfidato Alexander Lukashenko alle urne non ancora finita in esilio, volente o nolente. In mattinata, infatti, una testimone oculare ha raccontato di aver visto l'oppositrice nei pressi del Museo d'Arte Nazionale mentre veniva caricata "su un minibus" da uomini incappucciati. Da quel momento non si hanno più sue notizie.
"Ho visto Maria, l'ho riconosciuta e stavo per andare da lei, per ringraziarla. Poi ho pensato che doveva essere stanca e ho lasciato perdere", ha raccontata la testimone, identificata come Anastasia, al portate Tut.by. "Sono passata oltre ma a quel punto ho sentito il suono di un telefono che cadeva sull'asfalto, mi sono girata e ho visto che delle persone in abiti civili e incappucciate che prendevano Maria; il suo telefono era volato via e una di queste persone lo ha raccolto".
Kolesnikova, già capo della campagna elettorale del candidato (non ammesso) Viktor Babariko nonché alleata di Svetlana Tikhanovskaya, ieri aveva preso parte alle manifestazioni ed era un membro di spicco del Consiglio di Coordinamento dell'Opposizione. La polizia, il ministero dell'Interno e il Comitato Investigativo bielorusso hanno dichiarato di non sapere nulla di questa storia e ora tutti sperano che siano stati i servizi segreti ad arrestarla con l'intenzione di portarla all'estero, in esilio forzato. Così come è capitato pochi giorni fa a Olga Kolvakova, legale e collaboratrice di Tikhanovskaya, portata a forza degli agenti al confine con la Polonia. O alla stessa Tikhanovskaya, se è per questo - costretta a riparare in Lituania.
Ma a sparire non è stata solo Maria. Poco dopo si sono persi i contatti con Anton Rodnenkov, portavoce del Consiglio, e con il suo segretario, Ivan Kravtsov. In giornata poi è stata la volta di Pavel Latushko, ex ministro della Cultura passato all'opposizione. "Mi è stato dato un ultimatum: o rimanevo e veniva aperto un procedimento penale contro di me o lasciavo la Bielorussia", ha spiegato il dissidente dall'estero. Insomma, se non proprio purghe, poco ci manca. "Il regime di Alexander Lukashenko dimostra di agire solo attraverso l'intimidazione. Il rapimento di Maria Kolesnikova, Anton Rodnenkov e Ivan Kravtsov è un tentativo di ostacolare l'attività del Consiglio di coordinamento", ha detto Tikhanovskaya attraverso Telegram. "Tuttavia questo non ci fermerà. Più ci intimidiscono, più la gente scenderà in strada. Continueremo la lotta, cercheremo il rilascio di tutti i detenuti e una nuova elezione equa". L'Ue, attraverso il portavoce dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, ha espresso "preoccupazione" per gli ultimi sviluppi in Bielorussia. "Come risposta al comportamento inaccettabile delle autorità l'Ue ha già deciso di porre i responsabili sotto sanzioni e il lavoro su questo fronte va avanti", ha detto Peter Stano.