Estero

Israele e Emirati Arabi 'verso uno storico accordo di pace'

Così il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito la recente intesa siglata con gli Emirati Arabi Uniti. Ora si auspica un suo allargamento

Il municipio di Tel Aviv illuminato con i colori della bandiera degli Emirati Arabi Uniti (Keystone)
13 agosto 2020
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'Storico'. Donald Trump definisce così "l'accordo di pace" tra Israele e Emirati Arabi che annuncia su twitter cogliendo tutti di sorpresa, compreso lo stesso premier Benyamin Netanyhu che lascia a metà una riunione di gabinetto sul coronavirus. Un accordo che passa per l'avvio delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi che come prima conseguenza ferma i controversi progetti di annessione di parti della Cisgiordania, perseguiti dallo stato ebraico. Togliendo dal tavolo, almeno per ora, un macigno su ogni possibile ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi.

Ma Hamas e la Jihad islamica da Gaza gridano al "tradimento", mentre il presidente Abu Mazen convoca una riunione d'emergenza della leadership palestinese.

Annunci enfatici negli Stati Uniti e in Israele

"Enorme svolta oggi! Storico accordo di pace - ha scritto il capo della Casa Bianca - tra due nostri grandi amici, Israele e Emirati Arabi". E "momento storico per un accordo di pace pieno e formale" è la frase con cui Netanyahu esulta raccontando in tv agli israeliani l'intesa. Accordo che potrebbe essere firmato nelle prossime settimane proprio alla Casa Bianca che in passato fu scelta da Jimmy Carter e da Bill Clinton per la firma dei trattati di pace tra Israele, Egitto e Giordania. Richiamo che Netanyahu ha subito rivendicato affermando il suo "privilegio di firmare il terzo accordo di pace con un paese arabo". Ora è la volta degli Emirati ed anche se per ora si tratta di "una road map" diplomatica, come sostenuto dal principe ereditario Mohammed Bin Zayad, avrebbe in ogni caso un alto valore simbolico.

Non sono pochi a sottolineare come avvio della svolta l'intervista che l'ambasciatore di Abu Dhabi negli Usa Yousef Al-Otaiba dette lo scorso giugno al giornale israeliano Yediot Ahronot in cui invitava Israele a sospendere l'annessione pena la rottura dei contatti sempre più frequenti tra i due paesi. Nel documento dell'intesa si sostiene esplicitamente che "la storica svolta diplomatica farà avanzare la pace in Medio Oriente" e annuncia che le delegazioni dei due Paesi "si incontreranno nelle prossime settimane per firmare accordi bilaterali" su numerose iniziative.

Sospesa l'annessione di parte della Cisgiordania

Grazie all'intesa si "sospenderà la dichiarazione di sovranità sulle aree indicate nel piano di pace del presidente Trump", anche se Netanyahu ha tenuto a precisare - forse più in chiave interna e a casa propria - che il presidente Usa ha chiesto di "attendere", che il dossier cioè non è archiviato ma rimandato. L'obiettivo dichiarato nel testo dell'accordo è quello di "allargare i legami con altri Paesi nel mondo arabo e musulmano". "Usa, Israele ed Emirati sono fiduciosi - continua il documento - che altre svolte diplomatiche con altre nazioni siano possibili e lavoreranno insieme per raggiungere questo risultato". Infine, Israele ed Emirati "si uniranno agli Usa nel lancio di un'Agenda strategica per il Medio Oriente per allargare la cooperazione diplomatica, commerciale e di sicurezza". Un obiettivo che sembra aggirare il controverso - e contrastato con tutte le forze da Abu Mazen - piano di pace di Trump che dava invece il via libera alle annessioni di territorio palestinese da parte di Israele. Se la politica è in primo piano negli annunci, è l'economia che nel dettaglio del documento prende forma. Non caso Netanyahu ha sottolineato nel suo intervento che Israele ed Emirati Arabi sono i due paesi più "innovativi" della regione e che entrambi "hanno trasformato il deserto". Grazie all'intesa le due nazioni nelle prossime settimane firmeranno "accordi bilaterali su investimenti, turismo, voli diretti, sicurezza, tecnologia, energia, assistenza sanitaria, cultura, ambiente" e soprattutto - come evidenziato dal premier israeliano - "ambasciate reciproche".

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