Libano

Le dimissioni di Diab non fermano la protesta

L'esecutivo travolto dopo il disastro del 4 agosto

10 agosto 2020
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Beirut - Il governo libanese di Hasan Diab si è dimesso. La protesta seguita alle esplosioni che una settimana fa hanno devastato il cuore di Beirut ha per ora visto soddisfatta una delle sue rivendicazioni. Ma tutto resta da fare per il prossimo esecutivo, ammesso che si arrivi a formarne uno in tempi ragionevoli. 

Dopo una giornata cominciata con le dimissioni a catena di altri ministri del governo, Diab è apparso in diretta tv per annunciare le dimissioni dell'esecutivo. Un discorso breve nel quale non ha risparmiato accuse a non meglio precisate parti politiche, corresponsabili, di una "corruzione cronica" e di una "rete della corruttela più grande di quella dello Stato".

Parole pronunciate mentre per la terza serata consecutiva le manifestazioni irrompevano nell'area di Piazza dei Martiri e delle vie super-protette del Parlamento. La polizia in tenuta antisommossa ha sparato gas lacrimogeni e pallottole di gomma disperdendo centinaia di giovani.

Il governo Diab - il quarto in quattro anni - è stato sempre sotto assedio, fisico, da una piazza in rivolta dall'ottobre scorso. E questo nel contesto di una crisi socio-economica senza precedenti, aggravata dalla pandemia del Covid, e segnata dal collasso finanziario. Proprio Diab aveva dovuto annunciare, a marzo scorso, il default del sistema libanese.

Stretto tra le pressioni della potente Associazione delle Banche, della Banca Centrale e dei diversi partiti politico-confessionali, Hezbollah inclusi, Diab non ha portato a termine nessuno dei punti promessi nel programma, tanto meno è riuscito ad avviare negoziati seri col Fondo monetario internazionale.

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