Estero

Bielorussia sempre nel segno dell'eterno Lukashenko

Il presidente sfiora l'80% negli exit poll. Lunghe file davanti agli uffici elettorali. Scontri a Minsk, manifestanti feriti

(Keystone)
9 agosto 2020
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Mosca – Quasi l'80% delle preferenze (79,7%, per la precisione). Tanto, stando agli exit poll, vale il consenso alle urne raccolto dall'eterno presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Un dato che cozza contro ogni recente analisi demoscopica - per quanto rara - e il 'mood' registrato nelle piazze del Paese negli ultimi mesi (anche a causa della pessima gestione dell'epidemia di Covid-19 da parte delle autorità). Ora la palla è tutta nelle mani dell'opposizione. "Abbiamo la situazione sotto controllo, non permetteremo la guerra civile", ha messo in guardia Lukashenko a urne aperte.

Proteste in piazza e granate stordenti

Scontri sono scoppiati tra le forze dell'ordine e i manifestanti dopo la diffusione degli exit poll. A Minsk, stando a media russi e bielorussi, circa 300 giovani si sono scontrati con la polizia. Stando a RIA Novosti gli agenti hanno usato granate stordenti e ci sarebbero dei feriti tra i manifestanti. Anche a Brest vi sarebbero degli scontri. Internet funziona male in tutto il Paese e anche i servizi di taxi sarebbero fuori uso. Vi sono notizie di arresti, anche tra giornalisti stranieri, come l'inviata di Belsat, emittente televisiva polacca.

Le elezioni più tese e partecipate della storia moderna bielorussa si sono aperte con la notizia della fuga all'estero di Veronika Tsepkalo, una delle principali alleate della candidata dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya, che a sua volta ha passato la vigilia pre-elettorale in un "luogo sicuro" per evitare brutte sorprese dell'ultimo minuto. La Commissione Elettorale Centrale (CEC) già verso l'ora di pranzo ha comunicato che l'affluenza, al netto dei dati raccolti nelle giornate di voto anticipato, aveva superato il 50% degli aventi diritto (viaggia ormai oltre il 79%) e dunque le elezioni possono essere considerate valide. Con il passare delle ore, però, si è capito che il nervosismo da parte delle autorità stava salendo.

In tutto il Paese, ma soprattutto a Minsk, la gente ha documentato con gli smartphone i movimenti della polizia (la centrale piazza Indipendenza, cuore della capitale, è stata chiusa) e l'arrivo di molti mezzi militari nella capitale; sui social si sono viste immagini di fermi apparentemente ingiustificati di pacifici elettori, con la classica ridda di informazioni non confermate sull'effettivo numero di attivisti, osservatori e giornalisti finiti nelle grinfie degli agenti (almeno 60).

Di certo c'è che una troupe dell'emittente indipendente russa Dozhd è stata sbattuta al suolo e ammanettata, a quanto pare per non essere in possesso del necessario accredito (richiesto fin da giugno e mai arrivato). Infine di chat in chat sono rimbalzati parecchi video-testimonianza in cui si denunciavano i brogli da parte delle autorità. E non a caso per tutta la giornata si sono ripetute le segnalazioni di pessima copertura del segnale internet in molte aree del Paese.

Insomma, copione confermato. A rendere il tutto ancora più labile, l'alta affluenza alle urne, con lunghe file ai seggi, in patria come all'estero, davanti alle ambasciate e ai consolati. A Mosca una ragazza ha sfoggiato le sue doti di violinista intonando 'Cambiamenti', il pezzo-simbolo del rocker Viktor Tsoi diventata la colonna sonora del fronte riformista bielorusso. "Le file sono un atto di sabotaggio dell'opposizione, che ha istruito la gente di occupare i seggi", ha tuonato la presidente della CEC Lidiya Yermoshina. Tanto per dire il clima. Ora gli occhi sono puntati sulle conseguenze del voto. "Chiediamo una votazione onesta", aveva detto Tikhanovskaya all'uscita dal seggio. Ecco. Ora Minsk scenderà in piazza o chinerà la testa? Le prossime ore e giorni saranno cruciali per il futuro della Bielorussia.

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