Estero

Vertice Ue, i punti della discordia

A Bruxelles si è ancora lontani dal raggiungere un'intesa sul Recovery fund. I paesi 'frugali' rifiutano anche la proposta di compromesso

È in olandese, ma il messaggio è chiaro: 'Non un centesimo all'Italia' (foto Keystone)
19 luglio 2020
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Bruxelles - Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel pomeriggio aveva sondato le delegazioni con una proposta di compromesso rifiutata dai leader dei paesi frugali (Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia), che chiedono "rebate" (meccanismi di rimborso sul Bilancio Ue) per 25 miliardi, l'equivalente della dotazione del Green Deal. Lo si apprende da fonti diplomatiche europee.

Michel aveva proposto 400 miliardi di aiuti a fondo perduto; una soluzione sulla governance; dei rebate cospicui e compensazioni per l'agricoltura all'Austria; parametri di allocazione dinamici (70%-30%), oltre a una soluzione per lo stato di diritto.

I nodi ancora da sciogliere

L'ammontare degli aiuti a fondo perduto, le procedure della relativa 'governance', l'entità dei rimborsi ad alcuni paesi, il legame tra erogazione dei fondi europei e il rispetto dello stato di diritto, l'ampiezza del bilancio Ue 2021-2027. Sono questi i principali nodi su cui i leader dell'Unione europea si confrontano da tre giorni a Bruxelles senza riuscire a trovare un accordo.

  • Aiuti a fondo perduto - I 500 miliardi di euro proposti dalla Commissione europea sono troppi per i paesi "frugali". Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia vorrebbero scendere ben sotto la soglia dei 400 miliardi ampliando la quota dei prestiti, fissata inizialmente a 250 miliardi, per mantenere l'importo complessivo di 750 miliardi indicato per il Recovery Fund.
  • Governance aiuti - I frugali, Olanda in testa, vogliono un meccanismo che consenta loro di porre un veto all'approvazione dei piani che dovranno essere presentati dai singoli paesi e che saranno esaminati dalla Commissione europea. Stessa cosa per quanto riguarda lo stop all'erogazione dei fondi nel caso in cui il paese interessato non rispetti gli impegni indicati nel piano. Il compromesso potrebbe essere il cosiddetto "super freno d'emergenza" proposto dal Consiglio europeo.
  • Rimborsi (rebates) - Un'ampia maggioranza di paesi vorrebbe abolire, profittando dell'uscita dall'Ue del Regno Unito, questo meccanismo introdotto in seguito alla battaglia condotta all'epoca da Margaret Thatcher al grido "I want my money back" (voglio indietro i miei soldi). Ma Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, ovvero sempre i soliti frugali, vogliono mantenere e anzi ampliare l'entità dei rimborsi che gli vengono dati, in base a complicatissimi calcoli, per compensare i loro versamenti alle casse del bilancio Ue.
  • Stato di diritto - Moltissimi paesi Ue sarebbero d'accordo a introdurre una procedura che possa bloccare l'erogazione dei fondi a quei paesi - oggi Ungheria e Polonia - finiti sotto esame per il sospetto di non rispettare i principi dello stato di diritto. Budapest e Varsavia non vogliono sentirne parlare.
  • Bilancio Ue 2021-2027 - Molti paesi nordici ritengono che la proposta sul tavolo (stanziamento di 1'074 miliardi per sette anni) sia eccessiva e vorrebbero un ulteriore taglio.
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