Hong Kong

Hong Kong, la censura cinese si abbatte sui libri scolastici

I volumi che non rispettano la nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechiono dovranno essere ritirati

La Cina ha imposto la sua legge a partire dal 1 luglio 2020 (Keystone)
6 luglio 2020
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Il governo di Hong Kong oggi ha ordinato alle scuole di rimuovere i libri che potrebbero violare la legge sulla sicurezza nazionale imposta la settimana scorsa da Pechino. Per l'opposizione, questa misura mina la libertà di parola.

I presidi e gli insegnanti delle scuole "devono esaminare il materiale pedagogico, compresi i libri" e "ritirarli se trovano contenuti obsoleti o che potrebbero essere collegati ai quattro tipi di infrazioni" definiti dalla nova legge, ha annunciato il dipartimento dell'Educazione del governo pro-cinese. Il nuovo testo mira a punire i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con un paese straniero a danno della stabilità interna.

Libri censurati anche nelle biblioteche

La direttiva alle scuole è stata annunciata due giorni dopo che le biblioteche hanno detto che stavano togliendo dai loro scaffali i libri che potevano violare la legge sulla sicurezza nazionale. Tra gli autori i cui titoli non sono più disponibili ci sono Joshua Wong, uno dei più famosi attivisti, e Tanya Chan, una nota parlamentare pro-democrazia.

Il primo di luglio il regime cinese ha imposto all'ex colonia britannica una legge molto controversa, che ha fatto temere all'opposizione che le libertà saranno ridotte in una misura che non si vedeva dal 1997, quando il Regno Unito ha ceduto il territorio, che ha uno status autonomo.

Secondo le autorità di Pechino, la nuova legge serve a ripristinare la stabilità dopo i diversi mesi di manifestazioni verificatesi l'anno scorso. Essa - affermano - interesserà solo una "piccola minoranza" di persone, e mira a reprimere l'eversione, la secessione, il terrorismo e la collusione con forze straniere.

La polizia arresta le persone in possesso di simboli di indipendenza o di maggiore autonomia, mentre i negozianti hanno rimosso i manifesti a sostegno del movimento filodemocratico.

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