Estero

Disastro ambientale in Siberia

Ventimila tonnellate di gasolio riversate in un fiume per il crollo di un serbatoio

4 giugno 2020
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Le acque del fiume Ambarnaya si sono colorate di un rosso acceso e innaturale. Il crollo di un serbatoio di carburante in una centrale termoelettrica vicino Norilsk, in Siberia settentrionale, ha riversato nel fiume oltre ventimila tonnellate di diesel provocando quello che secondo gli ambientalisti è il più grave incidente di questo tipo nell'Artide. Greenpeace ha valutato la portata del disastro analoga a quella dell'incidente della petroliera Exxon Valdez, avvenuto in Alaska 30 anni fa.

Putin ha ordinato lo stato di emergenza in modo da concentrare quante più risorse possibili nell'operazione di decontaminazione, ma lo stesso governo russo non nasconde che la situazione appare "molto difficile" e c'è chi teme che il gasolio possa raggiungere anche il lago Pyasino, dove si tuffa l'Ambarnaya, e da lì il fiume Pyasina. A complicare ulteriormente le cose potrebbe essere stato il presunto ritardo di due giorni col quale le autorità sono state avvisate dell'incidente dalla Ntek, la società che gestisce la centrale di Norilsk ed è a sua volta controllata dal gigante Norilsk Nickel, leader mondiale della produzione di nickel.

L'incidente risale al 29 maggio, ma il governatore della regione di Krasnoyarsk, Aleksandr Uss, ha detto di esserne venuto a conoscenza solo due giorni dopo, cioè domenica scorsa, dalle "informazioni allarmanti" provenienti dai social media. La Norilsk Nickel assicura che tutto è stato riferito "in tempo e in maniera appropriata", ma Putin evidentemente la pensa in tutt'altro modo e davanti alle telecamere della tv russa ha riservato una memorabile lavata di capo al numero uno della Ntek, Serghiei Lipin, per il modo in cui è stato gestito l'incidente.

Gli investigatori russi hanno aperto un'inchiesta e hanno subito arrestato il direttore della centrale, Viaceslav Starostin. A provocare l'incidente potrebbe essere stato indirettamente il riscaldamento globale che minaccia il pianeta. La zona della centrale di Norilsk è infatti coperta dal permafrost, che si sta sciogliendo a causa delle temperature sopra la media, e - stando alle prime ricostruzioni - il diesel che ha inquinato il fiume Ambarnaya era contenuto in un serbatoio che è crollato perché i pilastri che lo sostenevano stavano cominciando ad affondare nel terreno. Secondo i media statali russi, l'area contaminata è vasta 350 chilometri quadrati e la situazione preoccupa non poco le associazioni ambientaliste. Secondo l'ex vice direttore dell'agenzia federale per il monitoraggio delle risorse naturali, Oleg Mitvol, "non c'è mai stato un incidente del genere nell'Artide" e per rimettere le cose a posto potrebbero volerci tra i cinque e i dieci anni.

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