Estero

Frontiere europee riaperte, forse, il 15 giugno

La Germania fa da apripista: via libera alla circolazione da e per tutti i paesi Ue e Svizzera. Oggi si esprime il Consiglio federale

Chi aprirà, chi forse aprirà, chi lo ha già fatto, chi non intende farlo. I governi europei cercano di infilarsi nell’apparente tregua concessa dal Covid-19 per allentare le severe misure di ‘chiusura’ adottate sin da marzo per contenere la pandemia. Messi sotto pressione da un’opinione pubblica sempre più insofferente per i limiti di spostamento, ma soprattutto dalla necessità di ridare fiato a economie messe in ginocchio da settimane di chiusura, gli esecutivi non fanno ormai che parlare di ‘riapertura’.Con la sola riserva degli ammonimenti dei virologi sui rischi di un virulento ritorno del contagio.

Primi a indicare una data per la riapertura delle frontiere comuni sono stati Svizzera, germania, Francia e Austria, d’accordo sulla scadenza del 15 giugno. Uno scenario in cui si è inserita l’Italia, annunciando che dal 3 giugno le proprie frontiere saranno aperte a chi vorrà attraversarle. Con un certo scorno a nord di Chiasso, come hanno testimoniato le reazioni indispettite di Ticino e Confederazione per l’unilateralità della decisione italiana.

Non che la situazione sia così chiara. Oggi il Consiglio federale potrebbe rendere note le proprie decisioni sul tema. Soggette anch’esse, tuttavia, all’evoluzione di una situazione davvero fluida. Ancora ieri, il governo tedesco ha reso noto che toglierà l'allerta sui viaggi per 31 Paesi del continente europeo, il 15 giugno.Secondo un’anticipazione dell’agenzia Dpa, l’esecutivo di Angela Merkel approverà oggi la decisione che, oltre ai 21 partner dell'Ue,riguarda anche Gran Bretagna, Islanda, Svizzera e Norvegia.

L'idea di fondo del documento elaborato dal ministero degli Esteri, scrive l'Ansa, è che "il rilancio del turismo sia importante per chi viaggia, come per l'economia del turismo in Germania, nonché per la stabilità economica dei Paesi di destinazione". L'allerta verrà sostituita con "avvisi" sui viaggi, che dovrebbero mettere in evidenza gli eventuali rischi, Paese per Paese. Il governo tedesco vorrebbe inoltre che si arrivasse a una serie di criteri comuni in Europa, a tutela del turista. 

Una necessità già evidenziata lunedì dalla commissaria europea alla salute Stella Kyriakides, sulla quale lavorano i governi comunitari. "C'è chiaramente un coordinamento e uno scambio d'informazioni" in corso fra gli Stati membri e la Commissione europea per tornare gradualmente a garantire la libertà di circolazione, ha detto ieri il portavoce dell'esecutivo comunitario responsabile del dossier, sottolineando che viene svolta "una riunione settimanale a livello di esperti focalizzata sulle frontiere, e un altro degli incontri di questo tipo avrà luogo nel pomeriggio.

In questo contesto vengono scambiate informazioni sulla gestione delle frontiere e le restrizioni agli spostamenti. A livello politico, inoltre, ci sono videoconferenze settimanali fra i ministri dell'Interno europei e i Paesi associati all'area Schengen, a cui partecipa anche la commissaria Ue Ylva Johansson. Il prossimo incontro sarà negli ultimi giorni di questa settimana".

Vero è che le ‘varianti’ locali di un quadro nell’insieme in via di sicuro miglioramento sono molte e influiscono sulle scelte generali. Basti il caso dell'Italia, dove il governo ha prospettato una verifica entro il fine settimana delle situazioni regionali, per disporre regimi di apertura differenziati. In altre parole, se Lombardia e Piemonte continuassero a essere ‘sorvegliate speciali’, sarebbe difficile per la Svizzera acconsentire a una riapertura della propria frontiera meridionale, come hanno confermato fonti interne all’Amministrazione federale. Quanto ai tempi, è presumibile che si cercherà di uniformare l data della chiusura. Roma non ha ancora messo su carta il 3 giugno e dunque potrebbe convergere sul 15. Mentre la Svizzera, per la quale il 15 è già in agenda, potrebbe a quel punto ‘accordare’ all’Italia la propria apertura. All’Italia e ai cittadini svizzeri, che diversamente sarebbero i soli a vedersi impedito l’espatrio.

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