Estero

Israele, domenica il processo a Netanyahu

Sale la tensione nel Paese in vista del dibattimento. Sul banco degli imputati il primo ministro accusato di corruzione, frode e abuso di potere

A processo domenica 24 maggio (wikipedia)
21 maggio 2020
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Si avvicina il processo a Benyamin Netanyahu e sale la tensione per un evento che, per la prima volta nella storia del Paese, vede un premier in carica salire sul banco degli imputati. La giornata fatidica è domenica 24 maggio - doveva essere il 17 marzo ma fu rinviato per il coronavirus - quando il primo ministro, fresco di nomina per il nuovo governo di emergenza nazionale ma il più longevo nella vita politica israeliana, dovrà rispondere in un'aula di Gerusalemme alle accuse di corruzione, frode e abuso di potere derivanti da tre distinte inchieste terminate dopo una complessa istruttoria.

Accuse che lui ha sempre respinto

Accuse che Netanyahu - la cui richiesta di non partecipare alla prima udienza gli è stata negata dal Tribunale - ha sempre respinto con fermezza rispondendo colpo su colpo agli inquirenti e definendo l'incriminazione "un tentativo di ribaltamento di potere nei confronti di un primo ministro" da parte di una magistratura" politicizzata. Tesi - quella del golpe giudiziario - che ha ripetuto nelle tre campagne elettorali che hanno contraddistinto la lunga crisi politica israeliana terminata la scorsa settimana con la formalizzazione dell'esecutivo con il suo ex avversario Benny Gantz.

Aumentate le misure di sicurezza

Vista la crescente tensione, preceduta da mesi di manifestazioni pro e contro il premier, le autorità hanno deciso di aumentare le misure di sicurezza per i giudici del Tribunale che giudicherà Netanyahu. I media hanno riferito che lo Shin Bet (il Servizio di sicurezza interno) sta valutando la situazione per predisporre tutti gli interventi necessari. Haaretz in particolare ha rivelato che è stata assegnata la scorta alla pubblica accusa, l'avvocata Liat Ben Ari. A testimoniare l'atmosfera oggi un ministro del governo David Amsalem del Likud - e stretto collaboratore di Netanyahu - è tornato ad accusare il Procuratore generale Avichai Mandelblit, il magistrato di governo che nel novembre del 2019 ha formalmente incriminato il premier. In un'intervista alla Radio Militare, lo ha accusato di "presunto comportamento criminale". "Non c'è disaccordo in Israele sul fatto - ha proseguito - che Avichai Mandelblit sia apparentemente un criminale". L'accusa si riferisce al presunto coinvolgimento nel cosiddetto dossier Harpaz di Mandelblit quando era avvocato generale militare una decina di anni fa.

Il Procuratore generale denuncia minacce

Mandelblit di recente ha anche denunciato alla polizia di aver ricevuto diverse minacce. "Il colpo di Stato - ha aggiunto - ha raggiunto le porte del Tribunale". Le parole di Amsalem non sono sfuggite al ministro della giustizia Avi Nissenkorn che è di Blu Bianco, il partito di Benny Gantz. "I ministri del governo - ha avvertito - hanno il diritto di esprimere critiche pertinenti, ma gli attacchi sfrenati stanno attraversando una linea rossa". Le inchieste che hanno riguardato il premier sono tre: il Caso 1000 in cui Netanyahu è imputato - per frode e abuso di potere - per aver ricevuto regali (tra cui sigari e champagne) per un valore di circa 180 mila euro da imprenditori in cambio di favori; il Caso 2000 riguarda invece le intese di Netanyahu con Arnon Mozes, editore del quotidiano "Yediot Ahronot" per avere una copertura informativa benevola, in cambio della promessa di una riduzione delle tirature di un giornale rivale. Anche in questo caso l'accusa è frode e abuso di potere. Il Caso 4000 è quello più grave - con l'accusa di corruzione, frode e abuso di potere - e riguarda i rapporti intercorsi tra il 2012 e i 2017 tra Netanyahu, all'epoca ministro delle comunicazioni, ed il mogul Shaul Elovitch della compagnia di tlc Bezeq, proprietaria del sito di informazione Walla. Si ipotizzano favori al gruppo in cambio di una copertura giornalistica benevola per il premier e per la sua famiglia.

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