Estero

Il Covid-19 è 'un affare per la 'ndrangheta'

Lo afferma Alessandra Dolci, procuratore aggiunto e capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano

archivio Keystone
1 maggio 2020
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“Il Covid è un affare per la 'ndrangheta e il turismo, ma non solo, fa gola”. Ne è convinta Alessandra Dolci, procuratore aggiunto, nonché capo della Dda (direzione distrettuale antimafia) di Milano. “Il maledetto virus ha aperto diverse opportunità alle famiglie mafiose, anche perché molti dei condannati dell'operazione Infinito e Crimine (le prime inchieste che hanno certificato il radicamento della 'ndrangheta nel comasco, oltre che in Ticino, ndr) sono tornati in libertà. Essendo già tornati pienamente operativi, cercheranno di sfruttare le occasioni, anche perché, grazie anche ai grandi capitali occultati in Ticino, soprattutto nelle cassette di sicurezza, non hanno problemi a finanziarie nuove attività”.

Occhi puntati sui rifiuti

A questo proposito Alessandra Dolci manifesta un convincimento. “Dal punto di vista investigativo, il territorio di Como continua a essere quello che ci dà più lavoro, anche se negli ultimi mesi, altri territori lombardi si sono svegliati”. Un settore sul quale, secondo il capo della Dda milanese, la criminalità organizzata, sta puntando in quanto considerato un business vantaggioso, è quello dei rifiuti. “Grazie ad alcune intercettazioni (ovviamente l'inchiesta è top secret, ndr) ho scoperto che le mafie sono assolutamente aggiornate sui decreti che prevedono le norme per lo smaltimento dei rifiuti che devono essere tutti conferiti negli inceneritori, ma possono essere stoccati dalle società titolari della gestione dei rifiuti. Bisogna controllare che questi rifiuti, che non possono essere immediatamente conferiti all'inceneritore non facciano tappe intermedie, per risparmiare sui costi di smaltimento”.

Ristorazione a rischio

Un altro settore, stando al procuratore aggiunto milanese, sul quale puntano le mafie è quello della ristorazione. “Possono gli operatori turistici rimanere un anno senza ricavi? Il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata in questo settore è molto alto. Le mafie, come confermato anche dalle inchieste che hanno riguardato la provincia di Como, sono sempre state interessate al settore della ristorazione, in quanto permette il riciclaggio di denaro, consente di assumere dipendenti e quindi aumentare la propria forza sulle persone”.

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