Estero

Non bastano gli annunci per sbloccare i fondi europei

Il 'Recovery fund' deve ancora superare gli ostacoli politici più ostici. Germania 'pronta' a nuovi sforzi

24 aprile 2020
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Nonostante le aperture del vertice europeo, la strada verso il Recovery fund resta tutta in salita. Molte le incognite, quasi tutte legate alle resistenze dei Paesi del Nord che durante la videoconferenza dei leader non hanno fatto grandi concessioni ai vicini del Sud, salvo accettare l'idea di trasformare il prossimo bilancio comune in un'arma anti-crisi, possibilmente rendendola più potente. Ma su cifre e funzionamento, le idee restano molto diverse: il fronte è sempre diviso tra chi vuole distribuire vera solidarietà, aiutando i Paesi più colpiti con sovvenzioni a fondo perduto, e chi per solidarietà intende fare prestiti da restituire magari con più calma. In parte resta ancora aperta anche la partita del Mes: i dettagli sul tipo di spese che la nuova linea di credito potrà finanziare saranno definiti entro maggio, da un nuovo Eurogruppo. Sul fronte Recovery fund la palla è ora nel campo della Commissione europea. La presidente Ursula von der Leyen avrebbe voluto presentare una nuova proposta di bilancio europeo, che includerà il fondo per la ripresa, già il 29 aprile.

Ma dopo il vertice è evidente che servirà più tempo, quindi i suoi servizi lavorano con un orizzonte che guarda alla prima metà di maggio, forse subito dopo le nuove previsioni economiche che verranno pubblicate il 7 maggio. Quello che si conosce finora è l'intenzione di portare il tetto delle risorse proprie dall'1,2% al 2% del Pil Ue (attualmente è appena sotto l'1,2%), per un periodo di due o tre anni. Significa quasi raddoppiare gli sforzi, con un aumento di potenza di 100 miliardi all'anno, impensabile da coprire con risorse degli Stati, anche se la Germania si dice pronta a sforzi più grandi. I fondi extra serviranno per creare il Recovery fund, la cui nascita è quindi strettamente legata ai negoziati sul prossimo bilancio pluriennale, storicamente non facili, e ancora più complessi in questa fase. L'urgenza che reclamano i Paesi del Sud, quindi, mal si lega alle procedure decisionali dell'Ue. Per questo bisognerà non solo accelerare moltissimo il processo, ma anche pensare ad una soluzione ponte - ad esempio garanzie anticipate dagli Stati - per avere il fondo operativo già dall'estate. Anche se all'Olanda l'idea già non piace.

Il fondo si finanzierà sui mercati con emissioni comuni, e aiuterà i Paesi attraverso prestiti e sovvenzioni. Von der Leyen punta ad un equilibrio tra le due parti, anche se al momento il Nord si oppone a qualunque forma di trasferimento a fondo perduto, mentre il Sud li ritiene necessari per non appesantire il debito dei Paesi già aggravati. "Bisogna che chi ha il debito più alto non sia costretto soltanto ad accumulare debito", ha detto il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni spiegando che il fondo "non serve tra due anni ma presto" e dovrà essere composto da "prestiti a 30-40 anni" e da "sovvenzioni dirette" necessarie per "evitare che da questa crisi si esca con dei vincitori e dei perdenti. Perché questo metterebbe a rischio l'eurozona". Mentre il vicepresidente Valdis Dombrovskis ricorda che serve "una capacità sufficiente per sostenere la ripresa nei prossimi anni", e quindi la Commissione proporrà un "budget ambizioso e uno strumento per la ripresa corposo".(ANSA). 

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