Estero

Trump contro l'Oms: 'È filocinese'

Il presidente degli Stati Uniti minaccia di tagliare i fondi all'organizzazione, accusata di aver dato in ritardo l'allarme della pandemia

Donald Trump punta il dito contro l'Oms (Foto Keystone)
7 aprile 2020
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Donald Trump spara a zero sull'Organizzazione mondiale della sanità e minaccia di tagliare una volta per tutte i fondi versati dagli Usa. "È troppo filocinese, nonostante sia finanziata in gran parte da noi, e ha sbagliato", ha scritto il presidente americano su Twitter, di fatto accusando l'Oms di aver dato in ritardo l'allarme pandemia, nascondendo quanto stava accadendo in Cina per compiacere alle pressioni di Pechino.

'L'Oms ha fatto disinformazione'

"Fortunatamente fin dall'inizio ho respinto il loro consiglio di tenere aperti i confini", ha aggiunto il tycoon, non nuovo nel prendere di mira la leadership dell'organizzazione. L'ennesimo affondo, poi, arriva il giorno dopo il lungo j'accuse pubblicato dall'editorial board del Wall Street Journal, secondo cui l'Oms ha fatto disinformazione sul coronavirus subendo proprio le pressioni della Cina. Un editoriale che Trump avrà letto con grande attenzione, e in cui si chiede che il Congresso indaghi e che la Casa Bianca consideri il taglio delle risorse in assenza di una profonda riforma.

Casa Bianca messa in guardia già a gennaio

Eppure Trump solo qualche settimana fa aveva criticato il numero uno dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, accusandolo di fare allarmismo e di fornire "dati falsi" sulla mortalità dovuta al coronavirus, anche in Cina. Mentre spuntano due memo di uno dei più stretti consiglieri del tycoon, Peter Navarro, che per ben due volte, a fine gennaio e a fine febbraio, avrebbe messo in guardia la Casa Bianca su quello che già si preannunciava come un disastro, elencando i possibili rischi e il probabile impatto economico dell'epidemia. Dunque migliaia di miliardi di dollari un fumo e milioni di vite umane in pericolo, scriveva Navarro, sostenendo che la vera minaccia per l'America era di restare "senza difese". Un allarme che ancora in quei giorni, però, restò in gran parte inascoltato, con il presidente americano impegnato a minimizzare quanto stava accadendo e restio a prendere misure forti.

A New York più casi che in Italia

Intanto New York ha registrato la sua giornata più nera, con un record di 731 morti in sole 24 ore e un balzo dei contagi che salgono a oltre 138 mila, più dell'Italia intera. In totale le vittime newyorchesi sono 4.758, di cui oltre 3.000 dal 2 al 6 aprile, una progressione impressionante. Così come scioccante è l'escalation su scala nazionale, con l'America che ora piange complessivamente oltre 11 mila morti di cui 5 mila negli ultimi cinque giorni.

Già mezzo milione di newyorchesi rimasto senza lavoro

Ad incupire ancor di più il quadro newyorchese lo scenario da Grande Depressione descritto dal sindaco Bill de Blasio, per il quale già mezzo milione di residenti nella Grande Mela è rimasto senza lavoro o sta per perderlo. A lanciare un altro drammatico allarme, poi, il capo della sanità pubblica americana: la comunità nera è quella più a rischio. Questo a causa delle condizioni mediche preesistenti, radicate in una storia di stenti e povertà, e a causa della diffusa mancanza di accesso alle cure. "Io stesso - ha detto Jerome Adams, afroamericano - rappresento una triste eredità di gente cresciuta povera in questo Paese". Un esempio della situazione sono gli ultimi dati sul focolaio di Chicago, dove più della metà dei casi di coronavirus e il 72% dei decessi riguardano la comunità afroamericana, anche se i neri rappresentano solo il 30% della popolazione.

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