Estero

Che cosa aspetta i frontalieri al ritorno in Italia

Per i lavoratori italiani costretti a rimanere in Svizzera a lungo potrebbero non valere le eccezioni riconosciute ai pendolari

24 marzo 2020
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Ci sono i frontalieri e quelli che credono di esserlo ancora ma non lo sono più. Per i primi le frontiere tra italia e Svizzera sono rimaste aperte, i secondi si sono chiuso il confine alle spalle una volta entrati in Ticino, e potrebbero rischiare sanzioni penali al rientro in Italia. Sono i moltissimi (oltre quattromila) impiegati nel settore sanitario -  infermieri, assistenti, generici - ai quali è stato ‘proposto’ (ma è un eufemismo) di firmare un contratto che li impegna a rimanere sul suolo svizzero per un cospicuo periodo senza fare ritorno in Italia.

Proprio questi ultimi sono quelli che rischiano niente di meno di una denuncia penale quando finalmente torneranno in Italia, a dispetto delle deroghe previste per i frontalieri ai severissimi divieti di spostamento introdotti dai decreti del governo Conte per contrastare la diffusione del contagio da Covi-19.

Perché mai, trattandosi di frontalieri? Perché spiega l’avvocato varesino Furio Artoni, lo status di frontaliere indica chi quotidianamente rientra al domicilio italiano, mentre i frontalieri che per un motivo o per l’altro rimangono a lungo all’estero, tanto più in Svizzera dove la diffusione del contagio è allarmante, verrebbero equiparati agli italiani assenti dal proprio Paese per le ragioni più diverse e tenuti a comunicare il proprio rientro in patria alle autorità sanitarie del distretto di residenza, oltre che al proprio medico.

“Non è una ipotesi di studio”, avverte Artoni, sollecitato in proposito.Non lo è perché la fattispecie è diversa: l'entrata e l’uscita sono concesse, ma il soggiorno no. “Per questo - ci conferma Artoni - ho sollecitato i parlamentari della zona a chiedere la redazione di una circolare applicativa che chiarisca lo stato di questi frontalieri e le condizioni di un loro rientro che non li esponga a qualche guaio con il codice penale”. E sarebbero guai grossi, se è vero che il reato contestato loro  potrebbe essere quello di delitto colposo contro la salute pubblica. Cose da dodici anni di prigione. 

Un rischio, speriamo remoto, che ha un elemento paradossale, se si pensa che per anche per il diritto svizzero il frontaliere è tenuto a lasciare quotidianamente il territorio svizzero, ma che agli stessi lavoratori del settore sanitario lo stesso permesso G”è stato tramutato in corso in qualcosa d’altro, di fatto senza alternative.

Tra i parlamentari sollecitati da Artoni, Nicolò Invidia, deputato del Movimento 5 Stelle, ha assicurato che avrebbe a sua volta richiesto al governo l’emissione di una circolare esplicativa. In tempi concitati, la chiarezza rientra nelle urgenze, siamo d'accordo.

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