Estero

Il crack ora fa più paura dei morti

I governi di mezzo mondo paiono più spaventati dal disastro economico che si va profilando

17 marzo 2020
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Ormai è difficile distinguere: spaventa più il numero dei morti da coronavirus o la catastrofe economica in cui il contagio precipiterà il mondo? Giorno dopo giorno, ai Paesi colpiti dal Covid-19 se ne aggiungono di nuovi, e in quelli in cui l'epidemia si è ben insediata, il bilancio si fa sempre più pesante. in Italia si sono superati oggi i 2500 morti, mentre i contagiati hanno superato i ventiseimila. In Spagna i contagi accertati sono arrivati a undicimila, con un incremento di duemila casi in un giorno. Aumento analogo in Germania dove il numero dei malati è salito di quasi un quarto in 24 ore superando quota 8.000, con le vittime salite a 22. In Francia sono 7.730, più di 1.000 in più nelle ultime 24 ore.

Numeri che spaventano, naturalmente, soprattutto messi in relazione al disastro economico, e di conseguenza sociale, a cui preludono. Mentre Donald Trump cerca di correre ai ripari, dopo l'iniziale sottovalutazione della gravità dell'evento, annunciando un piano da mille miliardi di dollari per sostenere l'economia statunitense, i governi europei stentano ancora a darsi una politica comune. Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Comte ha sollecitato ieri il finanziamento di un meccanismo solidale di ripartizione del debito a livello europeo – 'coronavirus bond' li ha battezzati – oppure un fondo di garanzia Ue che possa finanziare con urgenza tutte le iniziative dei singoli governi. E anche se dal vertice Ue straordinario non è emersa ancora una decisione in questa direzione, Roma può incassare l'assicurazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della cancelliera tedesca Angela Merkel che l'Europa è "risoluta ad agire unita" e a fare tutto ciò che sarà necessario. Frase già udita mooolte volte.

"Non esiteremo a prendere misure aggiuntive se la situazione lo richiederà", ha comunque assicurato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. D'altronde la consapevolezza che è indispensabile allargare i cordoni della borsa sui bilanci pubblici sembra essere ben chiara a tutti. Il governo francese ha annunciato uno sforamento dei parametri di Maastricht al 3,9% del rapporto deficit/Pil, con uno stanziamento da 45 miliardi di euro per sostenere imprese e lavoratori. La Spagna punta a mobilitare 200 miliardi di euro, di cui 117 pubblici. "La maggiore mobilitazione di risorse della storia democratica della Spagna", ha promesso il premier Pedro Sanchez. Il governo britannico metterà sul piatto un pacchetto finanziario definito "senza precedenti" da 330 miliardi di sterline (anche per farsi perdonare l'annuncio sciagurato del ricorso all'immunità di gregge, presto rimangato da Boris Johnson)..

Sul fronte delle misure sanitarie l'Unione europea ha deciso invece di limitare per un mese i viaggi dall'esterno verso i Paesi dell'area Schengen. "Di fatto un veto con pochissime eccezioni", ha riconosciuto Angela Merkel. Oltre alla muraglia eretta verso l'esterno dell'area Schengen, una misura senza precedenti nella giovane storia dell'Ue, continuano però a sorgere anche sempre nuove barriere all'interno dell'Europa, per iniziativa dei singoli Stati che si muovono in ordine sparso. Con la notifica di Estonia e Norvegia è salito a nove il conto dei Paesi che hanno informato Bruxelles di avere reintrodotto controlli alle frontiere verso altri Stati Ue. Prima di loro erano state Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Svizzera.

 

 

 

Intanto il Governo italiano può contare sul via libera dato dalla Commissione europea agli aiuti di Stato - fino a 500 mila euro - per le aziende in difficoltà e per i lavoratori e a dare garanzie per i prestiti. Piena flessibilità anche per gli aiuti alle compagnie aeree - Alitalia compresa - affossate dal crollo dei trasporti. Ma Roma chiede molto di più all'Europa in questa fase difficilissima: "A una crisi straordinaria si risponde con mezzi altrettanto straordinari, secondo la logica 'whatever it takes'", ha insistito Conte con gli altri leader, sottolineando che "se procederemo divisi la risposta sarà inefficace e questo ci renderà deboli ed esposti alle reazioni dei mercati". Sui coronavirus bond, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel dopo il vertice telefonico, "per ora non c'è una decisione". Ma alle iniziative possibili continueranno a lavorare i ministri delle Finanze dell'eurozona, in vista del prossimo summit europeo che si terrà la prossima settimana, sempre in videoconferenza. "Non esiteremo a prendere misure aggiuntive se la situazione lo richiederà", ha assicurato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. D'altronde la consapevolezza che per rianimare un'economia finita in arresto cardiaco è necessario allargare i cordoni della borsa sui bilanci pubblici sembra essere ben chiara anche agli altri Paesi, che si preparano a usare il bazooka. Il governo francese ha annunciato uno sforamento dei parametri di Maastricht al 3,9% del rapporto deficit/Pil, con uno stanziamento da 45 miliardi di euro per sostenere imprese e lavoratori. La Spagna punta a mobilitare 200 miliardi di euro, di cui 117 pubblici. "La maggiore mobilitazione di risorse della storia democratica della Spagna", ha promesso il premier Pedro Sanchez. Il governo britannico metterà sul piatto un pacchetto finanziario definito "senza precedenti" da 330 miliardi di sterline. Sul fronte delle misure sanitarie l'Unione europea ha deciso invece di sollevare il ponte levatoio e di richiudersi in una fortezza, per difendersi da ulteriori ondate del coronavirus. Tutti d'accordo i leader sulla decisione della Commissione Ue di limitare per un mese i viaggi dall'esterno verso i Paesi dell'area Schengen. "Di fatto un veto con pochissime eccezioni", ha chiosato Merkel. Oltre alla muraglia eretta verso l'esterno dell'area Schengen, una misura senza precedenti nella giovane storia dell'Ue, continuano però a sorgere anche sempre nuove barriere all'interno dell'Europa, per iniziativa dei singoli Stati che si muovono in ordine sparso. Con la notifica di Estonia e Norvegia è salito a 9 il conto dei Paesi che hanno informato Bruxelles di avere reintrodotto controlli alle frontiere verso altri Stati Ue. Prima di loro erano state Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Lituania, Germania e Svizzera. Non sono invece arrivate per ora le notifiche di Francia e Spagna. D'altronde, anche all'interno di molti Paesi le persone sono sempre più limitate nei loro spostamenti. I numeri dei contagi, in crescita esponenziale in tutto il Vecchio Continente, sembrano giustificare la preoccupazione delle capitali e l'accelerazione impressa nelle misure di contenimento. In Spagna i contagi accertati sono aumentati ancora, arrivando a 11.000, con un incremento di 2 mila casi in un giorno. Aumento analogo in Germania dove il numero dei malati è salito di quasi un quarto in 24 ore superando quota 8.000, con le vittime salite a 22. In Francia sono 7.730. In Francia si contano 7.730 casi gravi di coronavirus confermati con test, più di 1.000 in più nelle ultime 24 ore.(ANSA). 
LSS/ S0A QBXB

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