Estero

Erdogan avverte l'Ue: senza intesa le frontiere restano aperte

Il presidente turco usa ancora la carta dei migranti per ottenere dall'Europa la revisione dell'unione doganale e altri soldi

11 marzo 2020
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Ankara - È durato un giorno il silenzio di Recep Tayyip Erdogan. Al rientro in patria a mani vuote dopo il faccia a faccia di lunedì con i vertici Ue, il presidente turco ha confermato che le porte dell'Europa "restano aperte" per i migranti che vogliano provare a varcarle. Parte minccia, parte propaganda ad uso interno: l'afflusso di profughi ai confini terrestri con Grecia e Bulgaria sembra essersi fermato e le partenze per le isole greche del mar Egeo rintuzzate dai suoi stessi guardacoste.

"Finché tutte le aspettative della Turchia non verranno soddisfatte in modo tangibile, manterremo le attuali misure alle nostre frontiere", ha comunque assicurato Erdogan, citando tra le richieste all'Ue la "libertà di movimento" dei turchi in Europa, eliminando i visti, "la revisione dell'unione doganale e l'assistenza finanziaria". Decisivo per la trattativa  l'incontro di martedì a Istanbul con Angela Merkel ed Emmanuel Macron.

Il tempo stringe e i toni vanno sopra le righe. "Non c'è alcuna differenza tra quello che hanno fatto i nazisti e le immagini provenienti dalla frontiera greca - ha detto Erdogan -. Sparare e usare ogni tipo di mezzo inumano contro persone innocenti, il cui solo obiettivo è salvare la propria vita e offrire un futuro migliore ai propri figli, è una barbarie".

A questo proposito, un'inchiesta del New York Times, basata su testimonianze e immagini satellitari, ha denunciato la presenza di "un sito segreto" nei pressi della frontiera turca usato dalle autorità elleniche per trattenere i migranti e poi respingerli illegalmente, senza che possano presentare richiesta di asilo. Per il quotidiano americano, questo "centro extragiudiziale è una delle varie tattiche che Atene sta usando per evitare il ripetersi della crisi migratoria del 2015". Ma il governo di Kyriakos Mitsotakis nega. "Non c'è alcun centro di detenzione segreto in Grecia. Tutto ciò che riguarda la sorveglianza delle frontiere, o che implica la sicurezza è trasparente", ha replicato il suo portavoce, Stelios Petsas. Bruxelles chiede però ad Atene di indagare su eventuali "pratiche illegali o violenze".

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