Estero

Coronavirus, l'Oms: il livello di minaccia è ora 'molto alto'

Nel frattempo si è verificato un nuovo caso a Como e il primo a Varese. Altri 5 paesi hanno accertato contagi, tutti legati all'Italia

Superati gli 80mila casi in tutto il mondo (Ti-Press)
28 febbraio 2020
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La minaccia per l'epidemia di coronavirus nel mondo è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un briefing a Ginevra sull'epidemia.

Per il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "il continuo aumento dei casi di Covid-19 e del numero dei paesi affetti negli ultimi giorni sono motivi di preoccupazione".

"I nostri epidemiologi stanno monitorando questi sviluppi di continuo e noi ora abbiamo elevato il livello di rischio di diffusione globale a livello molto alto", ha affermato il capo dell'Oms.

La mappa del virus 

Studenti dell'Università della Svizzera italiana hanno sviluppato una mappa che segue in tempo reale l'evoluzione del coronavirus in tutto il mondo. La mappa riporta statistiche oggettive sul virus ogni giorno, prendendo I dati unicamente da fonti ufficiali ed è di semplice consultazione al link: http://www.coronamapper.com/

Altri due casi a Como, scuole chiuse in Lombardia un'alta settimana

Sono saliti a tre i casi di persone comasche positive al coronavirus. Dopo il ricovero del pensionato di Lipomo, tuttora all’ospedale Manzoni di Lecco (le sue condizioni sono stazionarie), ora è una donna di 89 anni, inizialmente portata all'ospedale di Erba, per quella che sembrava essere una polmonite. Risultata contagiata è stata trasferita nel reparto malattie infettive del Sant’Anna con la diagnosi di Covid-19. Nel pomeriggio un 80enne di Solbiate è stato ricoverato  in gravi condizioni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Sant’Anna, dopo che l'anziano era risultato al Coronavirus. Salgono a tre i casi comaschi di Covid-19. Inoltre, c'è un quarto caso sospetto trasportato nel reparto di malattie infettive di San Fermo della Battaglia. Infine, al Sant’Anna, sempre in terapia intensiva, è stato anche trasportato un paziente da Bergamo: anche lui è in gravi condizioni.

C'è anche da registrare il primo caso di coronavirus in provincia di Varese: all’ospedale di Busto Arsizio è ricoverato nel reparto di infettivologia un uomo di 74 anni. Il paziente, che è residente con la famiglia a Busto Arsizio, presentava un quadro clinico piuttosto delicato, con febbre alta oltre ai problemi respiratori. Non appena si è avuto l'esito positivo del tampone è stato trasferito in Infettivologia, mentre il personale ha provveduto a sanificare il Pronto soccorso e altri ambienti in cui il paziente era passato.

Nel frattempo è da segnalare che la regione Lombardia ha proposto al consiglio dei ministri la chiusura di tutte le scuole e delle università ancora per una settimana. L'intenzione è quindi di estendere per altri sette giorni le misure adottate domenica scorsa. Lo ha annunciato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera nel corso della conferenza stampa di questo pomeriggio a Milano. ''Le misure che abbiamo preso sono assolutamente valide perché permettono di contenere la diffusione del virus - ha detto l’assessore - per questo motivo vogliamo condividere anche con il governo l’importanza di chiedere un’altra settimana di sacrifici ai nostro concittadini''. 

Nel corso della conferenza stampa molti medici e professori delle strutture sanitarie lombarde hanno confermato l’esigenza di ridurre il più possibile gli assembramenti per poter contenere la diffusione del virus. Oltre alla chiusura delle scuole la regione Lombardia ha chiesto al governo di confermare  anche lo stop a messe, spettacoli teatrali, cinema e a tutti gli eventi che prevedano la presenza di più persone contemporaneamente.

Primi contagi in 5 paesi, tutti legati all'Italia

"Da ieri abbiamo registrato i primi casi di contagi in Danimarca, Estonia, Lituania, Paesi Bassi, Nigeria. Tutti questi casi hanno legami con l'Italia". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un briefing a Ginevra sull'epidemia.

Effetti collaterali, emissioni di CO2 ridotte del 25% in Cina

In Cina le emissioni di CO2 si sono ridotte di più di un quarto nelle ultime due settimana. È una delle conseguenze delle misure di quarantena e del calo delle attività delle centrali elettriche.

Le misure per il rilancio dell'economia nel Paese asiatico potrebbero tuttavia annullare questi effetti, sottolinea uno studio pubblicato sul sito specializzato 'Carbon Brief'.

In seguito all'isolamento di milioni di cittadini per il coronavirus, l'utilizzo del carbone nelle centrali elettriche è ai minimi negli ultimi 4 anni; l'operatività degli impianti di raffineria del petrolio nella provincia di Shandong è ai livelli più bassi dal 2015; i livelli di ossidi di azoto (NOx) sono scesi del 36% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; e voli domestici sono stati ridotti fino al 70% sempre rispetto al mese scorso.

I dati si riferiscono alle due scorse settimane: in questo periodo, nel 2019, la Cina ha emesso circa 400 milioni di tonnellate di CO2 che dovrebbero quindi essersi ridotte di 100 milioni di tonnellate.

La questione cruciale a questo punto, sottolinea la ricerca di Carbon Brief, è se questi risultati saranno mantenuti nel tempo, o se saranno compensati, se non addirittura ribaltati, dalla risposta del governo alla crisi innescata dal coronavirus.

Secondo le prime analisi dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea) e l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), le ripercussioni della crisi dovrebbero portare, nel periodo gennaio-settembre, a un calo dello 0,5% della domanda globale di petrolio.

 

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