Estero

Erdogan: 'Pronto a mandare soldati in Libia'

Dopo l'intervento in Siria contro le milizie curde, il presidente turco minaccia di gettarsi nel conflitto del Paese nord-africano

Recep Tayyip Erdogan (Foto Keystone)
10 dicembre 2019
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"Se la Libia ce lo chiedesse, saremmo pronti a mandare" tutte le truppe "necessarie". Dopo l'intervento in Siria contro le milizie curde, Recep Tayyip Erdogan minaccia di gettarsi nella mischia del conflitto libico.

"Dopo la firma dell'accordo di sicurezza" con il governo di Tripoli guidato da Fayez al-Sarraj, "non ci sono più ostacoli", ha avvertito il presidente turco, aprendo un nuovo fronte che rischia di metterlo in rotta di collisione anche con "l'amico" Vladimir Putin. "C'è una compagnia di sicurezza russa chiamata Wagner. Questa compagnia ha mandato il suo staff" in Libia a sostegno del generale Khalifa Haftar, ha accusato Erdogan, riferendosi alle notizie di circa 200 mercenari giunti nell'area, smentite da Mosca. I due leader ne parleranno in una telefonata nei prossimi giorni.

Un possibile intervento turco rischia di accrescere le tensioni in Libia, dove da mesi proseguono gli scontri tra le forze fedeli a Tripoli e il sedicente Esercito nazionale libico (Lna) del generale Haftar, sostenuto soprattutto da Emirati Arabi Uniti, Egitto e Russia.

Sul fronte turco, all'origine dell'ultima mossa di Erdogan c'è il controverso memorandum d'intesa sulla demarcazione dei confini marittimi siglato il 27 novembre scorso a Istanbul con il premier del Governo di accordo nazionale libico (Gna) Sarraj, che apre la strada anche a possibili "esplorazioni congiunte" alla ricerca di idrocarburi offshore. Un'intesa denunciata come una "minaccia per la stabilità regionale" da Atene, che oggi ha chiesto l'intervento delle Nazioni Unite. Contro le nuove frontiere marittime concordate da Ankara e Tripoli sono schierati anche l'Italia, Cipro - che vede minacciata la sua Zona economica esclusiva in cui avvengono le perforazioni di diverse compagnie straniere - e l'Egitto. E nello scontro è intervenuta anche l'Ue. "Siamo dalla vostra parte - ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen - l'azione della Turchia nell'Egeo è inaccettabile, invieremo un chiaro messaggio".

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