La Cassazione ha detto no all'istanza che chiedeva che la pena detentiva dell'ex terrorista venisse ridotta di 30 anni
Cesare Battisti sconterà l'ergastolo per i quattro omicidi alla fine degli anni '70 per i quali è stato condannato e non 30 anni, come da lui richiesto. La Cassazione ha detto no alla istanza di "commutazione" della pena dell'ex terrorista dei Pac, arrestato a gennaio in Bolivia dopo 37 anni di latitanza e da lì espulso, senza passare dal Brasile, paese dove per anni ha vissuto una seconda vita, con lo status di rifugiato politico.
La prima sezione penale ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, rendendo inappellabile la decisione del maggio scorso della Corte d'assise d'appello di Milano, che a sua volta aveva respinto la richiesta di conversione della pena, stabilendo però che non è applicabile il regime ostativo, come invece inizialmente si era ipotizzato.
Contro quella decisione aveva presentato subito ricorso il suo difensore, Davide Steccanella, noto penalista milanese, che in passato ha difeso anche Vallanzasca. Il grimaldello a sostegno della richiesta sarebbe stato l'accordo del 2017 tra le autorità italiane e quelle del Brasile, Paese dove non è previsto il carcere a vita. E infatti l'Italia si era impegnata a non applicarlo.
Nelle 31 pagine di ricorso vagliate dalla prima sezione penale della Cassazione, si sosteneva in sostanza che l'accordo con il Brasile andava comunque rispettato, con la commutazione della pena, anche se l'estradizione poi però non è mai avvenuta. Battisti è stato fermato il 12 gennaio a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, e consegnato la mattina dopo alla polizia italiana per essere poi trasferito a Ciampino e infine in carcere in Sardegna, senza passare dal Brasile.
Di Battisti si erano perse le tracce a dicembre, dopo l'ordine d'arresto stabilito dal giudice brasiliano per "pericolo di fuga" per l'accelerazione sulla possibile estradizione in Italia, concessa poi nei giorni seguenti dal presidente uscente brasiliano Michel Temere, prima dell'insediamento di Jair Bolsonaro a gennaio.
Nel primo verbale reso nel carcere di Oristano, Battisti aveva sostenuto di essere andato in Bolivia, dove i suoi documenti gli permettevano di recarsi, per incontrare dei colleghi per il progetto di un libro, e di essersi trattenuto lì per Natale e Capodanno. Un progetto naufragato, quando il 12 gennaio 2019 è stato arrestato dall'Interpol boliviana, con un paio d'occhiali e la barba, senza proferire parola.
La Suprema Corte ha "confermato la fondatezza della linea del governo", ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che con l'allora collega, Matteo Salvini a Ciampino attese l'arrivo del Falcon 900 del Governo italiano con a bordo l'ex terrorista. La conferma dell'ergastolo è "un'ottima notizia" per Salvini: "Sapere - ha commentato il leader della Lega - che un terrorista delinquente finirà la sua vita in carcere penso sia un minimo risarcimento ai parenti delle vittime di terrorismo di qualsiasi colore".