Estero

Il governo Conte nell’altoforno

Domani il presidente del Consiglio incontra i vertici di ArcelorMittal. Un estremo tentativo di impedire la chiusura dell’acciaieria Ilva di Taranto

5 novembre 2019
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Sono affidate all’incontro di domani tra Giuseppe Conte e i vertici di ArcelorMittal le residue possibilità di evitare la chiusura dello stabilimento Ilva di Taranto. Il governo sta subendo una fortissima pressione politica, additato, più della multinazionale franco-indiana, come responsabile delle sorti dell’acciaieria dopo che la maggioranza ha votato un emendamento che revoca lo scudo penale assicurato ai dirigenti di ArcelorMittal. Revoca che la società ha addotto come ragione della rinuncia all’acquisto dell’Ilva,
Ancora ieri in serata, l’amministratore delegato  Lucia Morselli ha confermato  ai sindacati, in un incontro che si è svolto nello stabilimento tarantino, che l’azienda vuole recedere dal contratto. Un disastro per almeno quindicimila famiglie.

L’esecutivo non può che fare la faccia cattiva, se non altro per riscattarsi davanti all’opinione pubblica. Ma nella sostanza non sa come comporre le divisioni al proprio interno: il Pd e Italia Viva (Renzi) insistono sulla necessità di  ripristinare lo “scudo”, mentre i 5Stelle  oscillano tra i pragmatici e i custodi dell’ortodossia, per i quali se l’Ilva chiude è un bene.

Conte ha detto oggi che il suo esecutivo non si pega a ricatti: “C’è un contratto da rispettare e saremo inflessibili, non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo penale”. Mentre il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha assicurato che il governo farà tutto il possibile. E ci mancherebbe.
Ma come? “Chi deve attuare un piano ambientale non può rispondere penalmente su responsabilità pregresse e non sue. Proporremo iniziative parlamentari”, ha anticipato il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Quanto ai 5Stelle, ancora una volta devono misurarsi con l’abisso che separa gli slogan dall’esercizio del governo. Sono passati pochi giorni da quando Luigi Di Maio e poi tutta la maggioranza sono stati di fatto obbligati a stralciare lo scudo penale graduale inserito nel decreto legge per le imprese: contro la misura erano scesi in trincea i grillini puri e duri. E di nuovo ieri la senatrice Barbara Lezzi, eletta a Taranto, ha avvertito che “il Parlamento non può tornare indietro, la mia posizione non è cambiata”.

Eppure, sul ripristino dello scudo sia Di Maio che Conte, si stanno preparando al Rubicone. Tanto che, nella maggioranza c’è chi pensa di portare a votare l’emendamento praticamente tutto il Parlamento, Lega inclusa, per superare il no dei dissidenti del Movimento sia al Senato che alla Camera. Dopo la Tav, i grillini manderanno giù anche questa.

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