Estero

Reality di Trump su al-Baghdadi

Il presidente Usa ha voluto strafare: particolari fantasiosi sul raid che ha liquidato il ‘Califfo’

28 ottobre 2019
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Washington – I resti di Abu Bakr al-Baghdadi sono stai dispersi in mare. Quelli della credibilità di Donald Trump non ancora. Come avvenne con il leader di al-Qaida Osama Bin Laden, anche ciò che rimaneva del capo dell’Isis dopo il raid statunitense a Idlib è stato disperso per evitare che divenisse oggetto di culto.

Lo ha confermato il Pentagono, rivelando anche che nell’operazione sono state catturate due persone e che il video del raid sarà diffuso, almeno in parte, nei prossimi giorni, dopo l’iter di declassificazione. Un successo? Certamente sì per l’intelligence e per Trump, che però ha voluto strafare. “È stato come guardare un film”, aveva detto del raid, seguito nella Situation Room della Casa Bianca. E in effetti, come un film, le immagini del presidente e del suo staff sarebbero state una messa in scena.

È stato il ‘New York Times’ il primo a mettere in dubbio il macabro racconto della morte del Califfo offerto in diretta tv da Trump, secondo cui al-Baghdadi è scappato “nel panico totale” in un tunnel senza uscita ed è morto “come un codardo, piangendo e gridando”, prima di farsi saltare in aria con un giubbotto esplosivo insieme ai tre figli. Notare che a dare del codardo al ‘Califfo’ è uno che aveva evitato il Vietnam facendosi riformare per un difetto a un dito del piede...
Secondo il quotidiano newyorchese, quelle del raid delle forze speciali Usa erano solo immagini della sorveglianza aerea, prive di audio. Non solo: di Baghdadi braccato nel tunnel il commander in chief non ha potuto nemmeno vedere le immagini in diretta. Gli ultimi minuti di vita del leader dell’Isis, infatti, sono stati ripresi dalle telecamere installate sugli elmetti dei soldati americani che stavano compiendo il raid. Video che sarebbero stati consegnati a Trump soltanto dopo la conferenza stampa.

Ad una domanda specifica della Abc sul racconto del presidente, il capo del Pentagono Mark Esper ha provato a tergiversare dicendosi all’oscuro dei dettagli e di ritenere che il presidente abbia “parlato probabilmente con i comandanti sul campo” per avere tutte le informazioni. Esper ha glissato anche in conferenza stampa, ammonendo che la situazione in Siria “resta complessa”.

Ad offuscare il successo del raid anche lo scatto che immortala il presidente al centro della Situation Room con a fianco i vertici della Casa Bianca e del Pentagono, tutti in giacca e cravatta. Secondo Pete Souza, ex fotografo ufficiale di Obama, si tratta di una foto costruita ad arte, troppo simmetrica e statica, scattata – dati alla mano – un’ora e mezza dopo l’inizio dell’operazione. Come un film, appunto.

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