Estero

Dietrofront del presidente cileno che ha 'chiesto scusa'

Intanto è salito a 18 morti il bilancio delle proteste scoppiate a causa dell'aumento del prezzo del biglietto della metropolitana

Keystone
23 ottobre 2019
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Clamorosa marcia indietro in Cile del presidente Sebastián Pinera che, dopo aver dichiarato la settimana scorsa che il Paese era "in guerra contro un nemico potente" ha invece ora "chiesto scusa" alla popolazione, ammettendo una "carenza di analisi" sulla situazione del Paese.

La situazione a Santiago del Cile e in molte altre città rimane tesa, con un bilancio di morti salito a 18, e con due giorni di sciopero indetto da una ventina di organizzazioni sociali e sindacati che si realizza nonostante la permanenza dello stato di emergenza che vieta le manifestazioni pubbliche.

In più l'opinione pubblica è scossa per il moltiplicarsi di denunce presentate dall'Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) riguardanti l'atteggiamento brutale dell'esercito contro la cittadinanza, e torture eseguite dai soldati in luoghi pubblici, come la stazione Baquedano della metro di Santiago.

Da parte sua il capo dello Stato cileno – che aveva già fatto annullare l'aumento del prezzo del biglietto della metropolitana elemento scatenante delle proteste – ha corretto ampiamente il tiro della sua strategia impostata sull'uso del 'pugno di ferro' contro i manifestanti, mostrando comprensione per il fondo delle loro rivendicazioni.

E così, pur rifiutandosi di fare marcia indietro sulle misure eccezionali – sull'uso dell'esercito in funzione di ordine pubblico e escludendo per il momento un rimpasto di governo – ha chiesto in tv "perdono" per non aver compreso la drammaticità della situazione sociale esistente, annunciando una serie di proposte per "una agenda sociale di unità nazionale".

In un discorso dal Palazzo della Moneda, Pinera ha detto di "aver ascoltato la gente", illustrando un pacchetto di dieci misure sociali da applicare con urgenza. Molte di esse riguardano le pensioni, completamente in mano ai privati e fra le più basse del pianeta. Il governo, ha assicurato, interverrà inoltre per ridurre il costo della salute e dei farmaci, per aumentare il salario minimo e creare una imposta sulla ricchezza.

La disparità fra ricchi e poveri in Cile è la più alta in America latina, dove il salario minimo da marzo è di 300mila pesos, ossia circa 400 franchi. Sull'onda delle proteste, il Parlamento sta già studiando una riduzione dello stipendio e del numero di deputati e senatori. I primi guadagnano poco meno di 9'200 franchi ed i senatori circa 13'000 franchi.

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