Estero

Usa, disoccupazione ai minimi da 50 anni. Trump esulta

Nel mese di settembre negli Stati Uniti i senza lavoro erano il 3,5%. Un livello così basso non si registrava dal dicembre 1969

Keystone
4 ottobre 2019
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Mai così giù da 50 anni. La disoccupazione in America nel mese di settembre è scesa al 3,5%, e per ritrovare un livello così basso bisogna riandare al dicembre del 1969, nel pieno del boom economico.

Ma non è l'unica buona notizia che nelle ultime ore ha fatto per un po' sorridere un Donald Trump sempre più travolto dall'indagine per impeachment. I dati del Dipartimento del lavoro indicano infatti come il mese scorso l'economia Usa ha continuato a creare nuovi posti come oramai accade da 108 mesi di fila: ben 136 mila occupati in più, un po' al di sotto delle aspettative ma niente male se si considerano le preoccupazioni sempre più forti legate a un rallentamento globale.

"L'economia Usa e' messa bene, ma ci sono dei rischi e delle sfide di lungo termine da affrontare", ha sottolineato il presidente della Fed Jerome Powell che, a seguito dei ripetuti violenti attacchi da parte del tycoon, torna a difendere l'operato della banca centrale statunitense: "La nostra strategia e gli strumenti da noi utilizzati sono stati e restano efficaci", ha detto, sottolineando come "il compito della Fed è quello di mantenere questa buona situazione economica il più a lungo possibile".

"Wow America!", ha intanto twittato il presidente americano, parlando di numeri incredibili sul lavoro. Anche perché sono stati rivisti al rialzo i dati di luglio e di agosto, a dimostrazione di un mercato del lavoro che al momento non mostra segni di cedimento. Certo, ad una lettura più approfondita - spiegano molti analisti - il quadro che emerge dal rapporto di settembre contiene in realtà qualche ombra. Intanto si è passati a una media annua di 161 mila posti al mese rispetto ai 223 mila dello stesso periodo del 2018. Poi la crescita dei salari che stenta a decollare: solo un +2,9% a settembre, l'aumento più modesto dal luglio di un anno fa. Inoltre un tasso di occupazione che resta ai minimi storici per la minoranza ispanica e quella afroamericana, dato interessante anche in chiave elettorale quando manca poco più di un anno alle elezioni presidenziali.

Tutto questo farà riflettere la Federal Reserve, che nella riunione del 29 e 30 ottobre dovrà decidere se procedere o meno con un nuovo taglio di un quarto di punto del tasso di interesse: sarebbe la terza volta nel 2019. Ma non tutti ai vertici della banca centrale guidata da Jerome Powell sono d'accordo, nonostante Trump con una pressione senza precedenti chieda a gran voce un drastico abbattimento del costo del denaro, anche con tassi sotto lo zero. I nuovi dati sull'occupazione non cambiano di molto il quadro, con le probabilità di un uovo taglio che scendono solo di poco, attestandosi secondo gli esperti al 79%.

C'è da considerare che a fronte di un mercato del lavoro forte l'economia mostra un andamento sempre più apatico, con un calo degli ordini e degli investimenti. Un andamento che riflette il rallentamento generale che coinvolge sia la Cina che l'Europa. Non aiutano poi le tensioni sui dazi e la prospettiva di una guerra commerciale su scala mondiale. La parola recessione, insomma, torna a fare paura. E a dispetto della strategia di Trump sui dazi, il deficit commerciale americano ad agosto e' cresciuto a 54,9 miliardi di dollari: un aumento dell'1,6% rispetto al mese precedente e un'impennata rispetto ai 28,3 miliardi di dollari dello stesso periodo dello scorso anno (+7,1%). Tra le cause - sottolineano gli analisti - anche un dollaro forte e un crescente deficit di bilancio. Tutti elementi che nei prossimi giorni animeranno il dibattito interno alla Fed.

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