Estero

Guerra dei dazi, gli Usa perdono 300mila posti di lavoro

Secondo le stime di Moody's Analytics l'emorragia d'impieghi continuerà nei prossimi anni

Per Trump conseguenze solo in Cina... (Keystone)
11 settembre 2019
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Pechino ha annunciato le prime esenzioni di merci statunitensi dai dazi supplementari del 25%: si tratta di 16 tipi di prodotti tra cui alcuni prodotti farmaceutici anti tumorali, erba medica, farina di pesce, pesticidi, alcuni lubrificanti e alcuni ingredienti per l'alimentazione animale. Ulteriori esenzioni saranno annunciate a tempo debito, ha spiegato il ministero delle finanze cinese, in quello che appare un gesto distensivo nella guerra commerciale con gli Usa in vista del nuovo imminente round di colloqui e, nello stesso tempo, una mossa per ridurre i danni dei dazi ad un'economia interna già in frenata.

Ma le tariffe americane alla Cina cominciano a fare male anche agli Stati Uniti, nonostante il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continui a sostenere che solo Pechino ne paga le conseguenze. La guerra dei dazi con la Cina, secondo le stime di Moody's Analytics, ha già causato la perdita di 300mila posti di lavoro negli Usa, tra licenziamenti di aziende messe in difficoltà dagli aumenti e la mancata creazione di posti di lavoro. Mark Zandi, chief economist della società, prevede che senza una de-escalation l'emorragia occupazionale salirà a 450 mila posti di lavoro entro la fine dell'anno e a 900 mila entro la fine del 2020. I settori maggiormente colpiti sono il manifatturiero, lo stoccaggio, la distribuzione e il retail.

Altri dati supportano le previsioni di Moody's Analytics. Quest'anno finora sono stati creati 1,3 milioni di posti di lavoro, contro 1,9 milioni dello stesso periodo nel 2018. Il manifatturiero ha iniziato a contrarsi in agosto per la prima volta negli ultimi tre anni, con molti produttori messi fuori gioco dai prezzi più alti causati dai dazi di Trump. Anche il business investment sta crescendo poco da fine 2016. Tutti elementi che aumentano i timori di una recessione, che toglierebbe al presidente l'arma più formidabile per la sua rielezione: il boom economico. Molti investitori sono convinti che il tycoon sarà costretto ad un accordo con Pechino per evitare che l'economia americana freni facendogli perdere la Casa Bianca.

Oggi la Cina è sembrata porgere un ramoscello d'ulivo con una prima tranche di esenzioni in vista della ripresa dei negoziati a Washington a metà settembre. E Trump se n'è vantato su Twitter. Ma Pechino aveva già annunciato che avrebbe concesso esenzioni per i prodotti non facilmente reperibili altrove, come il siero di latte. E la lista ne comprende solo 16, su oltre 5000. Nessuna eccezione è stata fatta per la soia, la carne di maiale e le auto, settori chiave perché legati alla base elettorale del tycoon.

Colpire gli agricoltori e gli operai significa minare il sostegno a Trump per restare alla Casa Bianca. Ma 'The Donald' è sicuro di vincere e ha già ammonito Pechino che l'accordo sarà molto più duro se attende le elezioni sperando di negoziare con un presidente dem.

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