Estero

Alto Adige, gli Schützen coprono 600 cartelli tedeschi

E invitano a prendere la Svizzera come esempio: "Lasciamo essere gli italiani italiani, i tedeschi tedeschi e i ladini ladini"

16 agosto 2019
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Gli Schützen altoatesini hanno messo in atto una spettacolare protesta, coprendo la scritta tedesca su seicento cartelli stradali. Negli ingressi delle località altoatesine il nome tedesco è stato coperto con la scritta "Dna Seit 97J", ovvero "Deutsch nicht amtlich seit 97 Jahren" (tedesco non ufficiale da 97 anni): un modo per denunciare la presunta discriminazione contro i germanofoni in Alto Adige. Il gruppo identitario – erede dei bersaglieri altoatesini – afferma in una nota di voler protestare in questo modo "contro l'ingiustizia iniziata nel 1922 e tuttora in atto".

Gli Schützen si riferiscono alla questione della toponomastica e hanno scelto per la loro iniziativa il compleanno di Ettore Tolomei, autore del prontuario dei toponomi altoatesini, nato appunto il 16 agosto 1865. "Da 97 anni la questione della toponomastica è irrisolta. Siamo su un'altalena, che è in movimento, ma non fa passi avanti", afferma in una nota il nuovo comandante degli Schützen altoatesini Jürgen Wirth Anderlan. "In questa ferita aperta della nostra storia - prosegue - le associazioni turistiche e le aziende gettano sale sulle ferite utilizzando l'opera di Tolomei e le sue invenzioni pseudo italiane".

Gli Schützen ricordano che nell'ultimo secolo l'Alto Adige ha "vissuto una storia dolorosa, ma anche di successo con due guerre mondiali, la sottomissione, l'opzione, le bombe e le torture". "Non è giusto, scrivono gli Schützen - che per un eccesso di tolleranza verso un altro gruppo etnico e per la pacifica convivenza il gruppo linguistico tedesco debba accettare tutto".

Gli eredi di Andreas Hofer concludendo invitano a prendere la Svizzera come esempio: "Lasciamo essere gli italiani italiani, i tedeschi tedeschi e i ladini ladini". "Per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di politici che abbiano il coraggio di prendere decisioni che non diano spazio a crimini culturali e a fascismo", così Jürgen Wirth Anderlan.

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