Estero

La Convenzione di Dublino sui migranti: mito e realtà

L'analisi di Matteo Villa (Ispi) rivela una realtà ben diversa da quella della narrazione dominante. In Italia più persone dalla Germania che dalla Libia

(Keystone)
26 luglio 2019
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“L’Italia ha un problema coi migranti, ma non è il problema che pensa di avere”. Matteo Villa, dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), è giunto a questa conclusione analizzando i flussi determinati dalla Convenzione di Dublino, l’accordo che in teoria assegna alla nazione di primo arrivo il dovere di accogliere i migranti aventi diritto e respingere gli altri ‘a casa loro’. Secondo il governo gialloverde – e molti suoi predecessori – tale norma imporrebbe all’Italia un carico abnorme, data la sua posizione geografica. Uno sguardo più accurato, però, restituisce un’immagine ben diversa.

Nel suo rapporto sull’argomento, Villa nota che in realtà il meccanismo non funziona quasi mai: molti migranti riescono comunque a raggiungere i paesi del nord. Passati sei mesi dal loro arrivo lassù, la responsabilità per la loro accoglienza passa alla nazione nella quale si sono trasferiti; nel frattempo, “il paese che dovrebbe farsene carico può impugnare una miriade di ostacoli tecnici per bloccare il rientro”.

Ad oggi, il numero di migranti ‘rispediti’ in Italia da altri Paesi Ue resta comunque molto più alto di quello di chi arriva direttamente da sud e lì si ferma: nel 2018 Roma ha dovuto accettare 6.300 ‘dublinati’, contro i tremila profughi giunti dal Mediterraneo. Solo la Germania ne ha reinviati quasi 2.300, contro i 1.200 scarsi arrivati dalla Libia. Numeri comunque relativamente ridotti: dal 2013 l’Italia ha ripreso 25mila persone contro le 220mila richieste. A livello europeo, spiega Villa, “fra il 2013 e il 2018 solo il 15 percento di coloro che sono stati trovati in un paese diverso da quello responsabile per la gestione della sua pratica d’asilo è stato effettivamente trasferito”. Così la gran parte dei migranti raggiunge effettivamente la meta che si era prefissa e lì rimane, con buona pace degli accordi.

“Un cinico potrebbe sospettare che proprio per questo i vari governi italiani che si sono succeduti, e ora Matteo Salvini, hanno mostrato poco interesse per l’effettiva riforma del sistema”, chiosa Villa. Ma è un gioco rischioso: “Se Roma continua a fare ostruzionismo sulla riforma del sistema di Dublino, i suoi vicini potrebbero decidere che farebbero meglio a concentrare i loro sforzi per assicurarsi che le regole siano applicate efficacemente”.

Giova ricordare che dal 2008 l’Italia ha ricevuto meno di un terzo delle richieste d’asilo della Germania (542.000 contro 1.789.000), assestandosi sugli stessi livelli della Francia. E che la percentuale di stranieri non-Ue residenti in Italia è del 5.9%, contro il 6.6% in Germania e l’8.6% in Svizzera

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