Estero

La regina incorona il nuovo premier Boris Johnson

Il 55enne paladino della Brexit succede a Theresa May. Il neo primo ministro parla di 'un nuovo e migliore accordo' con l'Ue e conferma la Brexit al 31 ottobre

Il nuovo primo ministro (Keystone)
24 luglio 2019
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Boris Johnson è ufficialmente il nuovo primo ministro britannico. Lo conferma Buckingham Palace in una nota in cui si precisa che Johnson ha accettato la designazione e a ha "baciato la mano" della regina, secondo la formula di rito. Il neo leader Tory, 55 anni, paladino della Brexit, subentra alla 66enne collega di partito Theresa May.

Johnson ha in seguito promesso di "prendere personalmente la responsabilità" di una svolta nel Regno Unito, sulla Brexit e non solo, in un discorso di esordio nei panni di premier all'ingresso di Downing Street improntato all'ottimismo e ai toni di un nuovo volontarismo, ma senza troppi dettagli.

La priorità dell'uscita dall'Ue il 31 ottobre è confermata, con parole di grande fiducia sulla possibilità di raggiungere un "nuovo e migliore accordo" e accantonare il backstop sul confine aperto irlandese. Ma anche con l'accenno a poter scaricare su Bruxelles l'eventuale responsabilità del "remoto" epilogo di un no deal.

Toni analoghi sul resto dell'agenda. Johnson s'impegna a "servire il popolo", evoca a volo d'uccello "strade più sicure", un fiorire di "fantastiche infrastrutture", una politica economica pro business, ma anche attenzione alla cura sociale, all'istruzione, alla sanità. Rende poi omaggio alla "fortezza" di Theresa May, ma aggiunge che "dopo 3 anni di mancanza di fiducia è tempo di cambiare spartito", di mostrare una nuova "ambizione". "Non sottovalutate questo Paese", avverte.

Il 14esimo primo ministro accolto da Elisabetta II

Johnson è stato il premier numero 14 accolto dalla 93enne Elisabetta II negli oltre 67 anni del suo lungo regno. Il primo fu Winston Churchill, in una lista che comprende da oggi 12 uomini e due donne.

L'arrivo di Johnson a palazzo è stato accolto anche dalla protesta di un drappello di manifestanti, in particolare attivisti di Greenpeace, che la polizia ha rapidamente allontanato, impedendo loro di fermare il corteo del premier entrante.

Prima del passaggio formale di consegne, si sono dimessi come preannunciato alcuni ministri del governo May considerati più moderati di Boris Johnson e contrari all'ipotesi (che il premier entrante non esclude) di una Brexit no deal il 31 ottobre.

I nomi di maggiore spicco fra coloro che si sono fatti da parte, certamente fuori dalla prossima compagine sono quelli di David Lidington, vicepremier di fatto con May, del cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, del ministro della Giustizia, David Gauke, e del titolare della Cooperazione Internazionale (e già candidato alla leadership Tory), Rory Stewart.

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