Estero

Putin-Xi, tutti contro Trump

Al Forum economico di San Pietroburgo i leader di Russia e Cina hanno esposto la loro visione da partner strategici 'per un mondo più equo e stabile'

'Giochiamo per la stessa squadra' (guardate i vestiti) / Keystone
7 giugno 2019
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Tutti contro Donald Trump e la sua strategia anti-globalizzazione. È quanto emerge dall'edizione 2019 del Forum economico di San Pietroburgo, dove Vladimir Putin e Xi Jinping, l'uno accanto all'altro, hanno esposto la loro visione, da partner strategici, per un mondo più equo e stabile.

Lo zar, in particolare, ha accusato gli Usa di aver voltato le spalle alla globalizzazione proprio nel momento in cui si sono affacciati "nuovi competitor", capaci di mettere in difficoltà il predominio americano dopo aver sfruttato a piene mani quel modello liberale di cui sono stati "alfieri".

Putin, parlando alla plenaria davanti alla consueta sala gremita di funzionari, giornalisti, imprenditori e diplomatici, come primo esempio ha citato il Nord Stream, il gasdotto della discordia che porterà sempre più metano in Germania. "Nessuno ha obbligato i nostri partner europei a far parte del progetto, sono loro che sono venuti da noi", ha detto il capo del governo russo ricordando che il gas in tubo sarà "sempre più competitivo" di quello liquefatto. Rispetto al 5G (e qui ha servito su un piatto d'argento un assist all'ospite Xi), secondo Putin l'offensiva contro Huawei è un modo per "spingerla fuori dal mercato".

Dazi e sanzioni, per il presidente della Russia, non sono altro che un mezzo per guadagnare un vantaggio competitivo rispetto ad altre nazioni del mondo. Così come la strumentalizzazione del dollaro da parte di Washington. "Dobbiamo ripensare il suo ruolo - ha detto cavalcando un suo cavallo di battaglia - poiché da valuta di riserva mondiale è diventato uno strumento di pressione, e la fiducia nei suoi confronti sta calando".

La stagione della pax americana è terminata

Xi Jinping, dal canto suo, ha usato toni concilianti, benché non abbia evitato di lanciare alcuni messaggi. La Cina, ha assicurato, non vuole essere un distruttore di mondi, non punta a creare "un nuovo sistema di regole da zero" ma crede sia necessario "migliorare quello attuale". Il che significa "rafforzare il multilateralismo", mostrando "rispetto" per i diversi punti di vista degli altri Paesi. Pechino dunque non è interessata allo scontro. E per quanto riguarda ad esempio la questione del 5G è disposta a "condividere la tecnologia" con i suoi partner. La Via della Seta poi non è un progetto neo-coloniale. "Non fa parte della nostra storia e cultura", ha tagliato corto. Tant'è vero che ha deciso di sviluppare il piano in parallelo con il progetto russo dell'Unione Economica Euroasiatica, creando sinergie e integrazione regionale.

"Non è nell'interesse della Cina né degli Usa arrivare ad una rottura totale dei rapporti", ha messo in guardia. "Trump è un mio amico e sono certo che non voglia arrivare a questo". E la Russia, da partner strategico, cosa farà davanti a questo scontro fra giganti? Putin se la cava con una battuta. "Cito un bel proverbio cinese: quando le tigri nella valle litigano, le scimmie aspettano su un albero".

Sul palco, a San Pietroburgo, quest'anno c'erano poi anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, il premier armeno Nikol Pashinyan, il presidente bulgaro Rumen Radev e il primo ministro slovacco Peter Pellegrini. "L'Onu - ha ricordato Guterres - è l'unica piattaforma utile per affrontare le differenze: dobbiamo evitare che il mondo scivoli verso una nuova guerra fredda". Il senso del messaggio è chiaro: la stagione della pax americana è terminata.

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