Usa

Muro: vince Trump. Dai repubblicani no ai dazi col Messico

Il giudice federale Trevor McFadden, nominato dallo stesso tycoon, ha respinto la causa dei democratici contro i 6 miliardi per la barriera al confine sud

4 giugno 2019
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Donald Trump si aggiudica il primo round nella battaglia legale contro il Congresso sul muro col Messico, mentre continua ad agitare la minaccia di dazi crescenti sull'export del Paese confinante finché non fermerà il flusso di clandestini e droga verso gli Usa.

Un giudice federale, Trevor McFadden, nominato dallo stesso Trump, ha respinto la causa dei democratici della Camera contro il dirottamento di oltre 6 miliardi di fondi dal Pentagono per costruire la barriera al confine sud, bypassando il Congresso con un ordine esecutivo che proclama una emergenza nazionale.

Il magistrato ha scritto che la causa riguardava il fatto "se una Camera del Congresso ha i mezzi costituzionali per chiamare alle armi il potere giudiziario in una guerra politica con il presidente sull'attuazione della legge". Ebbene, per il giudice il Congresso non ha questa autorità legale, perché dispone dei suoi ampi poteri legislativi. Questo, ha aggiunto con una certa ambiguità, non implica che il Congresso non possa sfidare il presidente in tribunale sulla separazione dei poteri.

Ma i democratici della Camera avevano argomentato proprio su questo punto, sostenendo che il dirottamento di fondi già approvati da Capitol Hill viola la separazione dei poteri sancita dalla Costituzione.

Un mese fa un altro giudice federale, Haywood Gilliam, nominato da Barack Obama, aveva bloccato in California l'inizio della costruzione di una sezione chiave del muro con i fondi in questione, ma in quel caso a fare causa era stata una ong, la American Civil Liberties Union, per conto di alcune comunità locali.

Il dipartimento della giustizia ha accolto con favore l'ultima decisione: il giudice "ha giustamente sentenziato che la Camera non può chiedere al potere giudiziario di schierarsi in dispute politiche e non può usare le corti federali per ottenere attraverso le cause ciò che non può ottenere con i mezzi dati dalla Costituzione al Congresso".

Intanto il tycoon tiene alta la tensione col Messico. "Penso che sia più probabile che scattino i dazi e che continueremo a parlare con i dazi in vigore", ha ammonito da Londra durante la conferenza stampa con Theresa May, proprio mentre a Washington sono iniziati i negoziati per evitare il primo round di tariffe, previsto dal 10 giugno.

La controparte però sembra ottimista: "da quello che abbiamo visto finora, saremo in grado di arrivare ad un accordo,", ha detto nella capitale Usa il ministro degli esteri messicano Marcelo Ebrard, mentre il suo governo ha aumentato la stretta sui migranti. Anche il Grand Old Party è contrario ai dazi e sta pensando ad una mozione per bloccarli. Ma Trump pensa che i repubblicani non lo faranno: "Sarebbe stupido".

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