Estero

Pompeo alla Svizzera: occhio, ché i Cinesi son comunisti

Per il Segretario di Stato Usa – intervistato da Nzz – è rischioso dare in mano l'economia mondiale a chi non condivide i valori occidentali (leggi: Huawei)

Poi non dite che non vi ho avvisato (Keystone)
4 giugno 2019
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Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha messo in guardia la Svizzera sui rischi di un avvicinamento alla Cina: c'è il pericolo che essa un giorno abbia in mano elementi strutturali dell'economia mondiale che non riflettano più i valori occidentali, avverte.

In un'intervista pubblicata oggi dalla "Neue Zürcher Zeitung", il ministro degli esteri degli Stati Uniti - il primo dopo circa vent'anni ad arrivare in Svizzera per una visita di lavoro, da poco conclusasi - dice che la Confederazione dovrebbe tenere gli occhi bene aperti sull'atteggiamento della Cina.

L'ex capo della CIA sottolinea che l'apertura economica della Cina non è stata seguita da cambiamenti politici. "Se la Cina vi offre la tecnologia dell'informazione, dovete essere coscienti che il produttore è controllato da membri del Partito Comunista". Ed è importante avere ben presenti queste profonde relazioni, aggiunge Pompeo.

Machtpolitik alla cinese

In Svizzera - continua - la gente pensa di realizzare un profitto vendendo un prodotto competitivo. Mentre per i cinesi si tratta di abbinare il potere economico a quello politico. La Cina entra in scena in piccoli Paesi, utilizza prestiti statali agevolati e poi usa il suo potere economico per guadagnare influenza politica. Acquisire influenza politica grazie al potere economico non è il modo di agire dell'Occidente, sottolinea.

Il grande fratello

Secondo il Segretario di Stato americano, gli svizzeri danno grande importanza alla tutela della privacy, ma se utilizzano la tecnologia cinese trasmettono le loro informazioni direttamente al Partito Comunista Cinese. "Non c'è nessuna sfera privata", ammonisce Pompeo.

L'avvertimento si riferisce in particolare al gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, che l'amministrazione di Donald Trump ha inserito in una lista di aziende sospette a cui è vietata la vendita di apparecchiature tecnologiche.

Diversi gruppi, fra i quali Google, hanno reagito immediatamente interrompendo alcuni legami con Huawei. A differenza di operatori del settore giapponesi e britannici, quelli svizzeri non intendono invece rompere con il produttore cinese.

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