Estero

Si avvicina la resa dei Conte

Il presidente del Consiglio italiano ha dichiarato che «è compito delle forze politiche decidere se far proseguire l'azione di governo»

Foto Keystone
3 giugno 2019
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Potrei dimettermi. Potrei non farlo. Ciò che vi posso assicurare è che questo governo lavorerà seriamente e a fondo fino al suo ultimo giorno. Certo, non  so quale sarà. «È compito delle forze politiche – ha considerato Giuseppe Conte nella conferenza stampa tenuta stasera – decidere se far proseguire e come l’azione di governo». 
Dietro l’ovvietà enunciata dal presidente del Consiglio come se stesse confutando Kant c’è tutta la fragilità sua, del suo governo, e con loro della situazione politica italiana. “Fragilità” a voler essere gentili.
Perché ieri si è assistito al modesto show di un capo di governo senza autorità alcuna, non parliamo di potere (salvo una gelatinosa dialettica avvocatesca) sui suoi committenti politici, Lega e 5Stelle. E che per (cercare di) riscattare la propria figura intima loro di rimettersi in riga. Diversamente rimetterà il mandato al presidente della Repubblica.
Allora la domanda è se non sarebbe stato  più adeguato rivolgersi direttamente a Matteo Salvini e Luigi di Maio, piuttosto che rivolgersi a loro attraverso una conferenza stampa, quasi avesse bisogno di testimoni. Perché se è così, il “governo del cambiamento” è alla frutta. 
Si può anche fingere che non lo sia, ma toccherà spiegarlo a “quelli di Bruxelles”, che ragioneranno magari con la calcolatrice più che con intelligenza politica, ma che dall’Italia vogliono risposte e non manfrine. 
Per questo, Conte ha chiesto ai bulli che lo tengono in ostaggio “parole univoche per la fiducia dei mercati”, avvertendo che «la prossima manovra dovrà mantenere un equilibrio dei conti perché le regole europee rimangono in vigore finché non riusciremo a cambiarle». 
Ma probabilmente è lui stesso il primo a non farsi illusioni. Hai un bell’elencare i “successi” e il vasto programma che ti aspetta, avvertendo che occorre al più presto «entrare in una visione strategica e lungimirante, diversa dal collezionare like nella moderna agorà digitale». Hai un bel difendere l’onore del Paese “non permettendo” alla giornalista tedesca di dire che «l’Italia fa morire persone in mare». O ricordare che la Tav non la vorresti, ma ormai «il percorso è bello e segnato». Hai un bel tutto, ma non puoi negare che il “contratto di governo” si è rivelato una patacca.
Conte non aveva neppure finito di parlare, che già Salvini gli assicurava che “la Lega c’è” e Di Maio professava la lealtà dei 5Stelle. Appunto.

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