E se in Germania continuano a crescere i Verdi e calare i socialdemocratici, in Ungheria stravince il sovranista Orban
Il nuovo Parlamento europeo vede erodersi la maggioranza di Popolari (centrodestra) e Socialdemocratici (centrosinistra), che insieme non raggiungono più i 376 seggi necessari per governare. Avanzano i populisti. Ma la cosa più probabile è una maggioranza a tre, che agli egemoni della precedente legislatura veda aggiungersi i liberali dell'Alde, molto probabilmente rimpolpati dall'ingresso di En Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron. Di seguito una panoramica dei principali Paesi.
EU28: Ladies and gentlemen, the new European Parliament!
— Europe Elects (@EuropeElects) 27 maggio 2019
Details: https://t.co/JaP0MTYOBR
(based on the results of the BBC, the European Parliament website, and based on our research of the future group affiliation of "new" parties entering the European Parliament). #EP2019 pic.twitter.com/WSMfdSRkuB
A scrutinio quasi ultimato (98% dei voti conteggiati, secondo il ministero dell'Interno) in Francia si conferma la vittoria della lista di destra Prenez le Pouvoir, sostenuta dalla leader del Rassemblement National Marine Le Pen, con il 23,5% dei voti, che supera Renaissance, sostenuta tra gli altri da En Marche del presidente Emmanuel Macron, al 22,5%. Europe Ecologie (Verdi) ottiene invece il 13,4%, mentre l'Unione di centrodestra, i Républicains, 8,48. La France Insoumise (sinistra radicale) prende il 6,31%, sorpassando i disastrosi Socialisti (6,18%), e gli ecologisti di Envie d'Europe Ecologique et Sociale il 6,18. Le due liste dei gilet gialli hanno ottenuto solo lo 0.5% dei voti.
Arriva dal Regno Unito - che in teoria dall'Ue avrebbe dovuto essere già fuori a tre anni dal referendum del 2016 - la grande ondata sovranista di queste elezioni Europee 2019. Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage fa il botto con il 33,3% di voti. Mentre si avviano a un crollo catastrofico, con un record negativo di appena l'8%, i conservatori dell'ormai dimissionaria Theresa May, in piena crisi di leadership. Mai i Tories sono andati così male dal 1832. E arretra pesantemente, attorno al 15%, il Labour di Jeremy Corbyn, in mezzo al guado sul dossier Brexit, che si ritrova sorpassato al secondo posto dagli europeisti Libdem (21%).
In Germania continua l'ascesa dei Verdi, diventati secondo partito (20,5%) dietro alla coalizione cristiano democratica di Angela Merkel (28,9%). Record negativo per i socialdemocratici, con la Spd che arranca al 15,6%. In crescita di quasi il 4% rispetto alle scorse europee, invece, i sovranisti di Alternative für Deutschland: per loro un 11% di suffragi.
Riflette la fine – pardon: il "superamento" – della democrazia liberale ungherese il trionfo di Viktor Orbán, il cui partito Fidesz ha stravinto aggiudicandosi 13 dei 21 seggi dell'Ungheria all'Europarlamento. Il premier ungherese ha detto che il voto "mostra come gli ungheresi credano alla necessità di un cambiamento a Bruxelles". Parlando ai suoi sostenitori a Budapest, Orban si è detto pronto a cooperare "con chiunque voglia fermare l'immigrazione". Tuttavia, il premier non ha menzionato possibili alleanze formali al Parlamento europeo con leader dalle idee simili, come Matteo Salvini, anche se Fidesz è stato sospeso dal Partito popolare europeo per le sue politiche giudicate anti-democratiche.
In Polonia regge il partito ultraconservatore di governo Diritto e giustizia, che con il 43.1% è davanti alla Coalizione Europea (38,4%), alleanza fra le forze di centrosinistra. In Austria, infine, gli scandali che nelle scorse settimane hanno investito il partito di estrema destra (e alleato di governo) di Heinz-Christian Strache hanno lasciato poche tracce: la sua Fpö resta al 17,2%, mentre il partito del premier Sebastian Kurz, la Övp, è al 34,9%. Fra i due s'incuneano i Socialdemocratici, con il 23,4%.